Franco Basaglia e la fine dei manicomi

Attraverso un romanzo, abbiamo imparato a conoscere la legge che ha rivoluzionato l’approccio alle malattie psichiche nel nostro Paese

Franco Basaglia e la fine dei manicomi

Franco Basaglia e la fine dei manicomi

Quest’anno l’11 marzo si è celebrato il centenario dalla nascita di Franco Basaglia. Noi non abbiamo conosciuto Franco dai giornali, ce lo ha fatto conoscere Davide Morosinotto con il suo libro Franco Basaglia, il re dei matti (Einaudi). Questo libro ci ha appassionato particolarmente perché racconta la visione dei manicomi attraverso gli occhi di una bambina della nostra età.

Prima della legge Basaglia c’era la legge Giolitti secondo la quale un individuo, se ritenuto pericoloso o scandaloso, doveva essere internato in manicomio. La legge Basaglia è rivoluzionaria perché, invece di preoccuparsi di proteggere le persone normali da quelle ritenute pazze, pone al centro l’individuo con problemi mentali restituendogli il diritto alla cura.

La legge prevede 4 punti principali: divieto di costruzione di nuovi manicomi; trattamento sanitario obbligatorio solo nei casi più estremi; istituzione dei servizi ambulatoriali che si sostituiscono agli ospedali psichiatrici su tutto il territorio; istituzione dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura all’interno degli ospedali.

Nel romanzo di Morosinotto si racconta che la mamma di Lisa ha avuto problemi psichici dopo la tragica morte del marito in un incidente aereo. Quando Lisa vuole incontrarla deve scappare di casa, raggiungere il manicomio ed evitare la guardia. Lisa descrive il manicomio come fosse una prigione. Per fortuna al manicomio di Trieste arriva un nuovo direttore, un signore che non indossa il camice e si fa chiamare semplicemente Franco: Franco Basaglia. Franco introduce nuove regole e attività, per esempio permette alla mamma di Lisa di andare a lavorare e quindi di vedere più spesso la figlia, inoltre permette ai malati di seguire un corso di teatro.

Un personaggio importante della storia è sicuramente Marco Cavallo, il cavallo che trasporta la biancheria sporca. Purtroppo diventa troppo vecchio per lavorare e la Provincia ne prevede la soppressione. Dopo questa brutta notizia a Lisa viene la grande idea di scrivere una lettera al Presidente della Provincia dal punto di vista di Marco Cavallo, come se a scriverla fosse proprio lui. I ’matti’ così riescono a salvarlo e creano una scultura in suo onore, ideata dal fratello di Franco: un grande cavallo blu di cartapesta.

I manicomi sono stati aboliti, ma le persone che ci vivevano dove sono andate dopo? Per questo abbiamo deciso in intervistare la dottoressa Carlotta Gentili, neuropsichiatra infantile che è stata Primario e Dirigente della Npia.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro