Frane e alluvioni, 5 milioni per la prevenzione

Da Marano alla Bassa, ecco i fondi del Pnrr per mettere in sicurezza fiumi e Appennino. Bonaccini: "Decisiva la collaborazione tra istituzioni"

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di Gabriele Mignardi

Cinque milioni di euro per mettere in sicurezza il Reno nel tratto di pianura e per stabilizzare la frana di Marano sull’Appennino. Sono queste le risorse assegnate a tutto il territorio bolognese nel riparto dei 61 milioni di euro che il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha autorizzato alla Regione Emilia Romagna sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e destinati alla sicurezza di fiumi, versanti franosi e costiera adriatica. Tutti ambiti territoriali colpiti da eventi meteo particolarmente intensi, come quelli che hanno coinvolto il bacino del Reno nel 2019 e quelli per i quali dal 2013 è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. "Nel bolognese, con i cinque milioni di euro si eseguiranno i lavori per la riduzione del rischio idraulico del fiume Reno e nei sottobacini Navile, Idice, Sillaro, Samoggia e del tratto a valle del Cavo Napoleonico, oltre alla stabilizzazione della frana di Marano e alla sistemazione della sponda sinistra del fiume Reno" spiega l’assessore regionale alla protezione civile Irene Priolo.

L’assessore illustra anche il dettaglio degli interventi che verranno finanziati anche se è ancora in corso di definizione. A grandi linee la ripartizione vedrà destinato un milione e duecentomila euro per mettere in opera interventi di mitigazione e consolidamento dei movimenti franosi nel territorio dell’Appennino bolognese verificatisi a seguito dei nubifragi di marzo e aprile del 2013. In particolare, oltre alle opere già eseguite, si andrà a stabilizzare il ‘piede’ della frana di Marano, in Alto Reno, con la contestuale sistemazione della sponda sinistra dello stesso corso montano del fiume ristretto e modificato dagli eventi meteo.

"L’importante lavoro svolto nei mesi scorsi ha permesso di ottenere entro Natale il via libera sulla proposta di utilizzo dei fondi europei – aggiungono il governatore Bonaccini e l’assessore Priolo –. Un risultato per nulla scontato, che ci ha visto lavorare a pieno ritmo a fianco di tutte le Istituzioni perché nemmeno un euro assegnato dall’Europa possa andare sprecato".

Il tempo di definire i programmi e i cantieri si apriranno, compresi quelli destinati al miglioramento dell’assetto idraulico dei territori coinvolti nell’esondazione causata dalla piena del Reno e dalla rottura dell’argine a Castel Maggiore il 2 e il 3 febbraio del 2019, con allagamenti di parti di territorio a Castel Maggiore, Argelato e in misura minore anche a Castello D’Argile e San Giorgio di Piano. Eventi che provocarono danni diretti a privati ed attività produttive per circa 22 milioni di euro. Sul nodo idraulico bolognese la Regione aveva già impegnato i tecnici nella progettazione di otto casse di espansione e allo stanziamento di 40 milioni di euro. Opere che seguiranno il loro iter già stabilito mentre i tre milioni e ottocentomila euro del Pnrr che si vanno ad aggiungere sono destinati ad "interventi saranno funzionali all’adeguamento dei rilevati arginali fluviali della pianura del bacino del fiume Reno ai fini della gestione degli eventi di piena".

Un importante intervento verrà eseguito nel sottobacino del Navile, mentre gli altri saranno realizzati nei sottobacini dell’Idice (con Savena Quaderna Gaiana), del Sillaro, del Samoggia (con Ghironda e Lavino) e del tratto di Reno a valle del Cavo Napoleonico, per criticità comuni legate all’accessibilità o alla sistemazione arginale.

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