’Fuori dal fango’: in un doc i dubbi dopo l’alluvione

Il geologo Mario Tozzi, ricercatore del Cnr indaga le cause sul territorio "Evento terribile, per capire bisogna tornare alle piene del Po del ’94 e 2000".

Cos’è davvero accaduto dal punto di vista meteo? Perché i danni sono stati così ingenti? Ad un anno dall’alluvione che lo scorso maggio 2023 colpì tanto violentemente la nostra regione, Mario Tozzi, geologo, primo ricercatore del Cnr, conduttore di Sapiens su RaiTre, decide di andare nella Romagna della catastrofe, per affrontare le tante domande che ancora aspettano una risposta. E lo fa negli 85 minuti del documentario ’Fuori dal fango’ con la regia di Matteo Parisini e Riccardo Mazzon, che il 16 maggio andrà in onda in prima serata su RaiTre.

A metà strada tra un’indagine e un lavoro sulla memoria, il film co-prodotto da Ruvido Produzioni e Penned Pictures è davvero pieno di questioni per cui il punto interrogativo non è purtroppo passato di moda. Tozzi si chiede anche perché, nonostante l’Emilia Romagna sia una regione tra le più ricche d’Italia, la più monitorata in fatto di frane e gestione delle acque, sia stata sorpresa dall’evento. "È soltanto caduta troppa acqua in poco tempo o ci sono stati errori umani?".

Mario Tozzi commenta l’esperienza dell’alluvione in Romagna, rammentando di aver visitato molti posti alluvionati nel passato, ma di poter affermare che questo è stato davvero un tremendo evento naturale e che per comprendere l’impatto sul territorio "bisogna tornare alle piene del Po del 1994 e del 2000, a immagini di un passato che non è lontano e che ha segnato la differenza".

Prosegue Tozzi: "Il punto di vista che emerge è quello mio, personale, che poi incarna quello di tanti ricercatori e studiosi di idrogeologia, sia ingegneri sia geologi ed ecologi, ovvero che si tratta di una verità disarmante e molto rivoluzionaria per cui non è vero che ’più opere’ significhi più sicurezza. Nelle città è vero ma nelle campagne e nelle colline abbiamo agito molto male, sclerotizzando il territrorio che non si pone più elastico e resiliente".

Interviste a chi ha vissuto l’alluvione e contributi di personaggi quali Luciano Ligabue, Carlo Lucarelli, Milena Gabanelli e Cristiano Cavina arricchiscono il pensiero critico. Lucarelli riflette sulla percezione delle persone relativamente alle catastrofi. "Quell’anno siamo stati tutti in casa perché c’è stata la pandemia, quell’anno è venuto un terremoto dove non ci doveva essere: son tutti gli inizi tipici dei film catastrofici – dice Lucarelli –. Inizia così, titoli di testa, titoli di coda, scena successiva, sigla".

Il racconto di Tozzi si concentra nella provincia di Forlì e in particolare nel quartiere Romiti, microcosmo simbolico dove raccogliere memoria "perché il fiume ha spazzato via i ricordi che non torneranno mai più anche se le case spazzate via vengono ricostruite" chiosa il regista Parisini.

Benedetta Cucci