
Presentato il progetto per la messa in sicurezza, il sottosegretario Borgonzoni (Lega): "Partorito un topolino"
Bologna, 24 luglio 2025 – Per la Garisenda, citata due volte da Dante nella Divina Commedia, la retta via pare davvero smarrita. Ad oggi mancano ancora certezze per il restauro del monumento pendente, ma non solo: stando al progetto esecutivo, presentato dal Comune alla Soprintendenza per la messa in sicurezza (vincolata ai fondi del Pnrr del ministero della Cultura), non ci sono ancora garanzie su come scongiurare il rischio paventato di un crollo.
La prima fase di ‘cura’ della torre, infatti, sarà circoscritta alla sola sistemazione dei tralicci già usati a Pisa per l’azione di tiro e al campo prove per le iniezioni della malta speciale, pensata per rinforzare il basamento. Poi, il futuro è tutto un rebus: bisognerà attendere le rilevazioni e il conseguente, costante monitoraggio dei risultati per capire come procedere e come trovare, si spera, una soluzione strutturale e definitiva. "Nel progetto esecutivo presentato alla Soprintendenza si afferma che gli stralli possono tentare di ridurre il pericolo di crollo, ma non lo possono eliminare", commenta Lucia Borgonzoni, che da sottosegretario alla Cultura e da bolognese doc ha seguito la partita fin dall’inizio, da quando – a novembre 2023 – il Carlino per primo ha raccontato del futuro della Garisenda letteralmente in bilico.
"Dopo mesi e mesi di lavoro si è partorito un topolino – attacca ancora la leghista –. Il Governo, appena il problema è venuto fuori, ha trovato immediatamente le risorse (cinque milioni in arrivo dal Pnrr, appunto, ndr). Il Comune, a suo tempo, non si era neppure accorto del rischio di un crollo, mentre oggi fa pervenire alla Soprintendenza carte vecchie e progetti incompleti. Eppure siamo a meno di un anno dalla scadenza del Pnrr, fissata a giugno 2026, e manca ancora lo straccio di un progetto che ricomprenda tutti i vari passaggi per riportare la torre a com’era prima". Ad oggi, insomma, restano in sospeso le altre risorse stanziate per la Garisenda: gli oltre cinque milioni raccolti dalle donazioni, grazie alla generosità dei bolognesi, e i fondi promessi dalla Regione per il restauro. Come saranno impiegati questi finanziamenti, però, ancora non è dato saperlo. "Non solo, perché proprio a seguito della necessità di aspettare con le prove delle iniezioni, il monitoraggio dovrà essere costante – insiste Borgonzoni –. Eppure l’attività oggi viene fatta dalla ‘control room’ gestita dalla Protezione civile comunale, mentre non è chiaro e non è stato spiegato come proseguirà questo monitoraggio, che dovrà essere continuo". Ricapitolando i vari passaggi, gli stralli usati per raddrizzare la Torre di Pisa dovrebbero comparire in centro entro la fine dell’estate: così aveva annunciato il Comune, quando a maggio ha rendicontato anche l’inizio della sistemazione dei basoli in piazza di Porta Ravegnana.
Soltanto dopo l’entrata in funzione dei tralicci e dopo le valutazioni tecniche sullo stato di salute della torre, si deciderà se e quando rimuoverli (con inevitabili ripercussioni sulla mobilità cittadina, in assenza di un piano definito). Si ricorda, poi, che dall’entrata in gioco degli stralli ci si aspetta una riduzione delle sollecitazioni sulla torre del 5%, che dovrebbe salire al 10% durante la seconda fase. Ma, sempre stando al progetto esecutivo presentato da Palazzo d’Accursio, senza mai arrivare a escludere un eventuale crollo. Infine, solo dopo le prove con le iniezioni di malta, verrà sottoposto alla Soprintendenza un piano per il restauro futuro, che potrebbe (finalmente) portare a una soluzione a lungo termine. "È passato oltre un anno e mezzo da quando la Torre Garisenda è sotto l’attenzione di tutti – chiude il sottosegretario alla Cultura – e questo è il quadro attuale per un monumento simbolo non soltanto di Bologna, ma di tutto il nostro Paese: merita sicuramente di più da parte delle amministrazioni locali".