’I cento anni del lettore’: . Ezio Raimondi e l’amore per i libri

L'articolo celebra la figura di Ezio Raimondi, grande italianista scomparso nel 2014, attraverso un evento dedicato al suo centenario. Studiosi e autori discutono del suo impatto nella cultura e nell'etica, evidenziando la sua eredità come docente e intellettuale poliedrico.

’I cento anni del lettore’: . Ezio Raimondi e l’amore per i libri

’I cento anni del lettore’: . Ezio Raimondi e l’amore per i libri

Consultava cinque volumi contemporaneamente, in quella casa costruita sui libri che nidificavano ovunque o in quello studio universitario che pareva un mondo a parte. Partiva da alcune premesse per realizzare bibliografie, sperimentare collegamenti imprevedibili, inserirsi in aree complesse. Perché, diceva Ezio Raimondi, il libro è una creatura che ci parla e leggere è un’occasione di incontro e di amicizia. Non poteva trovare dunque titolo migliore l’incontro di oggi alle 17 nella sala dello Stabat Mater (all’Archiginnasio) dedicato al Professore di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita e il decennale della morte: ’I cento anni del lettore: per Ezio Raimondi’.

L’iniziativa fa parte di un calendario in via di definizione promosso dal Dipartimento di Italianistica (a cui la figlia Natalia ha donato l’ingente patrimonio librario), Mulino, Archiginnasio, Istituto per i Beni Culturali e Fondazione Gramsci Emilia Romagna. All’incontro di oggi, coordinato da Marco Antonio Bazzocchi, succeduto nella cattedra universitaria che fu di Raimondi, intervengono Alberto Bertoni, coautore di ‘Camminare nel tempo’ pubblicato dal Professore nel 2006, e Daniela Baroncini autrice de ‘Il barocco moderno di Ezio Raimondi’. Ogni classico che Raimondi ha affrontato, da Dante a Tasso, dai prosatori ad Alfieri, da Manzoni a Gadda, diventa dunque un’immensa biblioteca, un luogo nel quale il docente e il lettore riescono ad individuare incontri insospettati che avvicinano ad autori di altre epoche.

Le iniziative dedicate al grande italianista, nato a Lizzano in Belvedere il 22 marzo 1924 e spirato a Bologna il 18 marzo 2014, erano iniziate già il 23 marzo scorso a Vidiciatico con una giornata di studi alla quale erano intervenuti, fra i tanti, Francesco Guccini, Marcello Fois e Mauro Felicori: per l’occasione, in località Pozzo, era stata scoperta una targa dedicata all’illustre concittadino. Filologo, saggista, critico, Ezio Raimondi, oltre che studioso di fama mondiale, è stato anche e soprattutto docente amatissimo che ha formato generazioni di studenti. In fondo la sua eredità più vera (e l’incontro di oggi lo metterà in luce) resta la riconsiderazione del valore della parola che si traduce in azione.

Ma anche l’etica. Perché in lui, come sostiene la figlia Natalia, è sempre stata presente la consapevolezza che l’orizzonte della cultura non può essere disgiunto da quello morale, civile e politico. Raimondi, nell’epoca d’oro della cultura cittadina del secondo Novecento costellata da personalità come Cesare Gnudi o Roberto Longhi, è stato germanista, storico dell’arte, studioso teatrale, critico letterario... Un intellettuale a tutto tondo a cui Bologna (e non solo l’università) deve tanto. E la cui lezione non può essere dimenticata. Forse basta avvicinarsi solo a un suo libercolo, ‘La voce dei libri’, per comprenderne quella lucidità profetica che ancora emoziona. c. cum.

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