I sensi di colpa della sorella di Sandra "Quella sera avrei dovuto trattenerla"

Stefania Matteuzzi, ospite a ’Domenica In’, rivela: "Lui sembrava premuroso. Ma a me faceva paura"

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"Ho sbagliato, quella sera sarei dovuta essere più determinata, avrei dovuto fermarla. Ora vivo nel senso di colpa". Stefania Matteuzzi non chiama mai per nome l’assassino della sorella Alessandra. Piange mentre, ospite di Mara Venier alla trasmissione Domenica In su Rai 1 assieme all’avvocato e alla psicologa, racconta il rapporto che aveva con la sorella – "Non è vero che tutti la chiamavano Sandra, solo io e pochi intimi: per gli altri era Ale" chiarisce subito – e ne descrive le ultime, drammatiche ore. Alessandra Matteuzzi, 56 anni, è stata assassinata a martellate, pugni e colpi di panchina il 23 agosto sotto casa in via dell’Arcoveggio 42, dall’ex compagno Giovanni Padovani, calciatore ventiseienne, che lei un mese prima aveva denunciato per stalking. E mentre lui la massacrava, Alessandra era al telefono proprio con Stefania, da cui era stata a cena e che si era raccomandata l’avvertisse una volta arrivata a casa: "Sentivo solo le urla, nessun discorso articolato. Disperata pensavo: finché Sandra grida, almeno è viva".

Stefania è un fiume in piena: racconta di come Alessandra e Giovanni si fossero conosciuti sui social nell’estate del 2021 "anche perché l’avevo spinta io, mi faceva piacere che conoscesse un uomo, non aveva nessuno accanto dopo la malattia e la morte di nostro papà e il suo trasferimento a Bologna da Milano per stare vicino alla mamma, a cui era stato diagnosticato l’Alzheimer" e di come, la sera del primo appuntamento tra i due, lei avesse voluto accanto la sorella "per accompagnarla in strada a conoscerlo, dato che era una cosa strana per lei uscire con una persona che non aveva mai visto dal vivo". Padovani inizialmente fa pure una buona impressione. "Ad avere colpito Alessandra era stato il fatto che lui avesse avuto una malattia gravissima, in passato, che aveva superato. La colpivano molto questi problemi di salute delle persone, era generosa", prosegue Stefania, cui la sorella mandava anche "gli screenshot dei messaggini che si mandavano, all’inizio".

Insomma, la storia all’inizio pare andare a gonfie vele, "lui era gentile e premuroso, anche con nostra madre". Poi, verso la fine dell’anno, Padovani inizia a tampinare la sorella della compagna con telefonate "la mattina e la sera: voleva convincermi che Alessandra lo tradiva e mi mentiva, secondo lui io avrei dovuto dargli il mio appoggio ’per il bene’ di mia sorella – racconta la parente –. Inizialmente cercavo di placarlo con educazione, ma quando lo contraddicevo lui diventava aggressivo, mi urlava insulti al telefono. Io cercavo di convincere Alessandra del fatto che avrebbe dovuto prendere le distanze, ma lei inizialmente è stata un po’ debole, ogni volta che lui la ’intortava’ ci ricadeva, diceva ’è l’ultima possibilità’. E io per questo mi sono anche allontanata da lei, per un periodo".

Finché il 23 luglio i due si lasciano definitivamente e quella sera Stefania va a casa della sorella "con una scusa, perché non mi fidavo di lui e lei mi aveva confessato di essere disperata, di non poterne più. Avevo paura per lei". Il 29 luglio Alessandra denuncia Giovanni ai carabinieri, poi pubblica sui social delle foto "in cui fingeva di essere in vacanza, per depistarlo: in realtà era barricata in casa con le tapparelle giù, terrorizzata che lui si presentasse lì da un momento all’altro", rivela ancora Stefania. Il tragico 23 agosto, Sandra cena a casa della sorella, poi però rientra per dare da mangiare alla cagnolina. "Le ho chiesto di restare da me, avrei voluto anzi che si trasferisse del tutto. Ma lei mi ha rassicurata, era certa che lui non potesse presentarsi da lei quella sera, perché doveva essere in Sicilia agli allenamenti. Era sicurissima, io non ho insistito abbastanza. Ho sbagliato. E ora lei non c’è più".

Federica Orlandi

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