ANDREA SPINELLI
Cronaca

Il mondo fatato di Björk in una ’Cornucopia’

Sabato all’Unipol Arena lo straordinario show dell’artista islandese. Suoni e immagini d’avanguardia per dar vita all’album ’Fossora’

Il mondo fatato  di Björk in una ’Cornucopia’

Il mondo fatato di Björk in una ’Cornucopia’

The Weekend che nel suo After Hours til Dawn Tour canta quasi tutto il tempo con una maschera sul volto o Lady Gaga che sul palco del Chromatica Ball si trasforma in una mantide religiosa glamour dimostrano quanto la sorpresa destata oltre vent’anni fa da Björk sul red carpet della 73esima edizione degli Academy Awards col suo iconico abito da cigno disegnato da Marjan Pejoski abbia fatto scuola. E come può l’elfo venuto dal freddo sorprendere, oggi che la cultura pop sembra averlo raggiunto? La risposta è affidata a quel Cornucopia Tour che Miss Guðmundsdóttir, come si chiama all’anagrafe, deposita sabato alle 20,30 tra le gradinate dell’Unipol Arena per reiterare l’idea di una natura generata dal canto. Ed è in quel ’locus amoenus’ popolato di folletti, ondine, spiriti del bosco ricreato sulla scena dalla regista argentina Lucrecia Martel, che l’islandese più popolare al mondo svela la sua anima di cantante bambina a cui la vita ha risparmiato il fastidio di crescere.

Cinque anni dopo lo show portato, infatti, a Caracalla con l’apollineo contorno di ninfe flautiste e fiori di loto giganti, l’eroina di ’Post’ torna in Italia con l’evoluzione di quell’esperimento definito "la più complessa elaborazione scenica" delle sue musiche mai tentata in tour. In mezzo un giro di concerti meno sofisticato e più celebrativo quale Björk Orkestral, che la cantante ha messo in agenda contestualmente (o quasi) a Cornucopia per rileggere il proprio repertorio con l’afflato strumentale di un grane ensemble. Due esempi del febbrile momento creativo attraversato in cui non poteva mancare un nuovo album. Dopo due dischi segnati dal dolore per la separazione dal celebre artista e regista americano Matthew Barney quali l’angosciato ’Vulnicura’ e ’Utopia’, Björk è tornata, infatti, con un progetto più lieve e meno traumatico, ’Fossora’, nonostante il tempo abbia continuato a riservarle rivolgimenti familiari in cui il Covid è stato il minore dei problemi. Prima Miss Guðmundsdóttir ha perso la madre, Hildur Rúna Hauksdóttir, l’omeopata hippy che l’aveva spinta sul palco da bambina, scomparsa nel 2018 a cui è dedicata buona parte del nuovo lavoro, poi nel 2019 è diventata nonna e successivamente ha visto andarsene di casa la figlia-attrice Ísadóra, anzi ’Doa’ (presente pure lei nel disco assieme al fratello maggiore Sindri). Eventi che hanno rimischiato ancora una volta le carte della sua vita riportandola “sulla terra” come evocato dall’escavatrice a cui si riferisce il titolo latino della nuova opera.

Se ’Vulnicura’ era un album ’di naufragio’ e il successore di ’salvataggio’, ’Fossora’ è un disco di rigenerazione legato al ricordo dei genitori, all’affetto verso figli, nipoti e la terra di fuoco e ghiaccio che le ribolle sotto ai piedi. E la metafora scelta è quella delle forme batteriche che si manifestano alla morte del fungo. Sì, del fungo, perché tutto si può dire della diva islandese tranne di non avere una fantasia rigogliosa. Questo decimo capitolo di una discografia avviata nel ’95 da ’Debut’ (anche se il primissimo disco, una raccolta di cover, l’ha inciso nel ’77, all’età 11 anni) è un album gabber, martellante variabile olandese della techno anni Novanta, che la riporta ai suoi trascorsi clubber, anche se dal vivo attinge più di metà repertorio da ’Utopia’, senza tralasciare 4-5 passaggi dello stesso ’Fossora’ e schegge di passato come ’Isobel’ o ’Venus as a boy’. Spettacolo dall’impronta techno, insomma, anche se il gran lavoro svolto dalla coreografa di Margrét Bjarnadóttirle, le maschere di James Merry e i make-up della nota drag queen Hungry rendono secondo alcuni più consono il neologismo ’trip hop(era)’. Efficace il messaggio ambientalista, rafforzato sui maxischermi prima dei bis da un messaggio video di Greta Thunberg sul futuro del pianeta.