
Alcuni membri dei cittadini che fanno parte del Comitato residenti Val di Zena
"Siamo stanchi di avere paura a vivere nelle nostre case e nel nostro territorio per l’incuria di altri". Il Comitato della Val di Zena, dopo la terza alluvione e nessun intervento, scrive alla Regione. Così il portavoce Claudio Pasini: "Noi residenti in Val di Zena rivendichiamo con forza il diritto, negato da decenni di incuria e mancata manutenzione del territorio e dei suoi corsi idraulici, a vivere in sicurezza nelle nostre case: chiediamo pertanto alla Regione, responsabile della manutenzione dei corsi d’acqua, di effettuare con urgenza tutti gli interventi necessari per restituire portata idraulica al torrente Zena, non solo eliminando alberi, tronchi e ramaglie dall’alveo e dalle sponde, ma allargando il corso idraulico laddove possibile, abbassando l’alveo, mediante l’asportazione di ghiaia, sabbia e detriti, in numerosi tratti che presentano sponde inidonee, e rafforzando quindi i punti critici dei tratti spondali.
È sufficiente confrontare le sezioni idrauliche degli studi esistenti e risalenti a due, tre decine di anni or sono per verificare quali tratti di fiume debbano essere oggetto di lavori di risagomatura ed abbassamento dell’alveo. Chiediamo infatti interventi, non certo un’escavazione selvaggia, consapevoli come siamo che da sempre il sistema fiume è governato da un delicato equilibrio frutto di deposizione ed erosione. In seguito alla sovra escavazione nel passato di molte porzioni vallive dei fiumi, anche se non pare essere il caso dello Zena, - aggiunge Pasini – è stata giustamente emanata una normativa che vietava tale operazione.
Oggi si è estremizzato il divieto, soprattutto pensando che l’estrazione di materiale non avviene più da decenni con quelle modalità, ma secondo normative che rispettano maggiormente l’ambiente. Nonostante questo, i vincoli per operare all’interno di un alveo sono stringenti, in qualche caso nemmeno logici. Ma sono vincoli in ogni caso derogabili quando è in discussione la sicurezza delle persone. Il decennale accumulo di sedimento ha infatti provocato un progressivo interramento del fiume che ha perso una buona parte della sua portata in vari tratti. A ciò si aggiunge l’effetto di numerose frane. Chiediamo di lasciare da parte le ideologie e capire che un fiume deve essere mantenuto in condizioni di equilibrio. Crediamo che compito che le istituzioni debbano assolvere sia quello della difesa dei cittadini. Soprattutto quando la pericolosità non è creata solo da eventi di pioggia intensa o prolungata, ma dall’incuria del territorio".
z.p.