Chiara Gualzetti, il papà: "Ora il killer deve pagare"

Delitto di Monteveglio, il dolore di Vincenzo dopo la perizia sul baby omicida: "Niente ci restituirà gli abbracci di nostra figlia"

I genitori di Chiara Gualzetti

I genitori di Chiara Gualzetti

"A livello legale questa notizia è dirompente. Vuol dire che l’assassino di mia figlia non aveva alcun demone nella sua mente, e che era lucidissimo quando l’ha uccisa. A livello umano, però, è una notizia che ci sta massacrando ancora più di prima. Aggiunge altro dolore al dolore. Una verità come questa non si può accettare. Non ci si capacita che uno ammazzi una coetanea senza alcun motivo valido, senza una giustificazione, seppure banale".

Sta sfogliando il Carlino Vincenzo Gualzetti, il padre di Chiara, la ragazzina di 15 anni di Monteveglio-Valsamoggia uccisa il 27 giugno scorso a coltellate dall’amico di 16 anni nel parco sotto l’Abbazia del paese, a poche centinaia di metri da casa. Non stacca lo sguardo dal titolo: "Il baby omicida in grado di intendere". Non riesce a reggere l’emozione di fronte a questo titolo che riassume l’esito della perizia psichiatrica e che apre nuovi scenari sul caso dell’uccisione di Chiara. "Se fosse stato uno squilibrato, uno che non ci stava con la testa – spiega Gualzetti – in pratica, se fosse stato incapace di intendere e di volere, mia figlia non la facevo mica uscire con lui! Lo conoscevamo bene, era sanissimo. E conoscevamo bene anche sua madre. Ci frequentavamo. Si andava insieme a tirare con l’arco alle esercitazioni degli Arcieri del Melograno di Monteveglio".

All’ingresso del giardinetto di casa Gualzetti in via dell’Abbazia 14 a Monteveglio domina il ritratto di Chiara con l’arco in mano. E tutt’attorno il suo sorriso spensierato viene avvolto dal profumo dei fiori di mille colori delle decine di vasi di piante grasse e di vario tipo. In alto la luce di due vasi stracolmi di crisantemi bianchi e gialli. "Sarebbe bello se il Paradiso avesse un orario di visita", si legge su una delle due mega girandole poste sopra il ritratto. "Difficile dire – rivela Vincenzo Gualzetti – quante persone vengono in ’pellegrinaggio’ davanti casa ogni mese. Vengono da Bologna, ma anche da ogni parte d’Italia, da Roma, da Como. Ma non c’è più niente che riesca a colmare un grande vuoto. Ci manca l’abbraccio di Chiara, lei che ce ne dispensava sempre tanti". Con la deposizione della perizia psichiatrica si va direttamente a processo. "Noi speriamo in una giustizia vera – scandisce Gualzetti – senza attenuanti. Non possiamo aspettarci che questo ragazzo tra 15 anni torni libero per strada" .

 

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