"Io, Coccoluto: la mia vita per la musica"

Esce in edizione aggiornata e arricchita il libro che il dj, scomparso un anno fa, ha scritto con Piefrancesco Pacoda. Aneddoti, riflessioni e foto inedite

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di Claudio Coccoluto

e Pierfrancesco Pacoda

La musica occupa la mia giornata. La invade. Dunque non solo la notte, quando metto i dischi nei club, ma anche quando, appena sveglio, mi applico ai piatti e al mixer per provare. Ascolto per ore nuovi brani, musiche inedite, artisti alle prime armi scovati su Internet; e poi mi dedico agli esordienti che mi mandano i loro lavori e chiedono pareri e suggerimenti.

Ogni giorno è l’occasione per riflettere sul futuro del mio lavoro, se sia davvero in sintonia con un’età anagrafica che ha superato i quarant’anni. Applicare la passione ad altri campi, insomma. Equivarrebbe a riconoscere al dj una funzione creativa, e non solo quella di un elemento alla moda che interviene su un lavoro già strutturato: il dj ha con la musica un approccio diverso rispetto al compositore, più di lui è in grado di trovare soluzioni che appaiono illogiche a chi si è formato in un contesto accademico.

L’incalzare di suoni nuovi, di stili inediti, di musiche che azzerano il senso dei vinili utilizzati solo pochi mesi prima è lo stimolo. Il continuo, inarrestabile ampliamento degli scenari della rivoluzione musicale.

Sono convinto che il compito del dj sia quello di deviare il corso del fiume della musica: la star, il cantante con un largo seguito, il gruppo idolatrato, oggi non osano più e ripetono all’infinito una formula che credono efficace; temono che ogni piccola "visione" alternativa comporterebbe la perdita del consenso.

Così, questo lavoro spetta ai dj. Gli altri non si giocano la carriera con la sperimentazione. Un dj porta dentro di sé la stretta relazione tra l’emozione di chi balla e quella di chi ha prodotto i dischi che fanno ballare: un universo interiore che può essere riversato ovunque, al di là della discoteca. Poi ci sono le vertigini tecnologiche, un mondo in violenta evoluzione. Pur continuando a privilegiare il giradischi e la sua splendida manualità, il laptop è entrato con gioia nel mio set. A differenza del cd, aumenta le possibilità espressive del dj, lo fa diventare anche un musicista, e il set si trasforma in un live. È un potenziale tecnologico che deve essere ancora esplorato, ma che porterà a un "teatro" diverso nel quale esibirsi.

Il dj insegna a miscelare le emozioni. A creare partendo da oggetti di uso comune, a far nascere un’opera senza avere alle spalle anni di studi e di preparazione accademica.

La sua è un’arte generata dalla vita di ogni giorno. Come quella di un grande chef capace di realizzare un piatto strepitoso usando i pochi ingredienti che ha nella dispensa.

Mettere un disco è un’operazione che tutti possono fare. E la meraviglia nasce proprio da questo: è un gesto semplicissimo che chiunque ha messo in atto almeno una volta nella sua esistenza. Come si fa, aprendo un uovo, a diventare un grande chef? Come si fa, mettendo insieme musiche che già sono alla portata di chiunque, a dare vita a un suono magnifico, a generare benessere? Questa è la missione. Il benessere della gente mentre tu metti i dischi.

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