"Io, sopravvissuta all’inferno del 2 agosto"

La storia di Sonia Zanotti: nella tragica estate del 1980 stava tornando dalle vacanze appena trascorse a Castel del Rio

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Mentre la staffetta partita lo scorso 28 luglio dal Brennero punta dritto in direzione di Bologna, dove arriverà nella mattinata del 2 agosto dopo aver percorso quasi 400 chilometri, i ricordi d’infanzia di Sonia Zanotti tornano d’attualità. La donna, allora bambina 11enne partita di buon’ora da Castel del Rio, siede nella sala d’attesa della stazione felsinea insieme alla cugina più grande quando l’ordigno esplode. "Mio padre è originario del paese alidosiano e io mi sento mezza romagnola – spiega la Zanotti -. Castel del Rio per me significa casa. Ho tanti amici e parenti nella vallata del Santerno considerando anche il lustro di tempo in cui ho abitato a Fontanelice e lavorato alla Ceramica di Imola". Una vacanza dai nonni, più breve del solito, nel borgo dall’antico ponte a schiena d’asino. Lei, talentino emergente dello sci italiano, in procinto di ripartire per Ortisei per rispondere agli impegni legati alla sua preparazione sportiva.

"Ricordo la mia scenata tremenda di pianto nel momento di salire sull’auto dello zio diretta a Bologna – riavvolge il nastro della memoria -. Sarei dovuta tornare in Alto Adige la settimana prima. Nell’intento di prolungare il mio soggiorno sulle colline imolesi, e per evitare a mio padre un lungo viaggio, si offrì di riaccompagnarmi a casa in treno mia cugina". Il valzer delle fatalità. "Qualche intoppo di troppo per cercare il binario e quei vagoni volatilizzati proprio sotto al naso – specifica -. Ragionammo perfino sulla possibilità di rientrare a Castel del Rio poi optammo per l’attesa di un convoglio successivo".

Da lì, la storia è tristemente nota a tutti. La giovane ferita in un letto di ospedale con il piede destro quasi completamente staccato dalla gamba. Il lungo ricovero, una ventina di operazioni chirurgiche tra arto, ustioni sul corpo ed un timpano dell’orecchio perforato. Il dolore fisico e quello psicologico. Un calvario con la riconosciuta invalidità dell’80%. "I momenti più belli durante l’interminabile degenza in ospedale erano sempre le visite della mia nonna di Castel del Rio – rivela commossa -. La tragedia mi ha tolto tanto nella mia vita ma, per certi versi, è stata anche una seconda chance di ripartenza. La mia vicenda, così piena di anomale coincidenze, è la conferma di quel destino scritto che esiste per tutti". La Zanotti è madre di due figli e fa parte del consiglio direttivo dell’Associazione parenti delle vittime della strage. Un ruolo che l’ha portata più volte al cospetto di Presidenti della Repubblica come Napolitano e Mattarella. "A causa della pandemia manco da un po’ dal paese degli Alidosi mentre prima tornavo con una cadenza di cinque o sei volte l’anno – conclude -. Su quelle pendici ho trascorso i periodi più spensierati della mia vita tra festività e vacanze estive. Presto la mia storia troverà spazio sulle pagine di un libro".

Mattia Grandi

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