"La mia sfida con ’Gianni Schicchi’"

Damiano Michieletto pronto per il primo ciak del film-opera prodotto a Bologna. Con l’orchestra del Comunale

Il regista Damiano Michieletto (foto Stefano Guindani)

Il regista Damiano Michieletto (foto Stefano Guindani)

di Marco Beghelli

Damiano Michieletto, il più ricercato fra i registi d’opera italiani (nel senso di ‘richiesto’ e di ‘raffinato’ insieme), ha appena inaugurato il prestigiosissimo Festival di Glyndebourne con una nuova produzione di Kát’a Kabanová e rientra rapidamente in Italia dove lo aspetta un debutto ben più radicale: la regia cinematografica di un’opera lirica, vale a dire un film il cui copione è costituito da una partitura operistica. Per questa nuova esperienza ha scelto Gianni Schicchi – come anticipammo qualche tempo fa –, fulminante commedia in musica di Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano, costruita attorno agli imbrogli orditi da un personaggio immortalato nell’Inferno dantesco.

Maestro, dopo tanti e diversi impieghi della cinematografia all’interno delle sue regie teatrali, finalmente un film.

"È un passaggio naturale: non il video di un allestimento teatrale, ma un film vero e proprio girato in location, con le voci dei cantanti registrate in presa diretta, su una base orchestrale precedentemente prodotta in teatro. Seguirà un mixaggio fra il suono dell’orchestra e le voci live, ricondotte all’acustica specifica dei singoli luoghi in cui l’azione man mano si sposta, ognuno con la sua specifica risonanza d’ambiente. È una impresa tecnicamente complessa e delicata, ma costituisce la condizione principale per dare senso alla creazione di un film e non di una semplice opera filmata. Né avrei mai potuto accettare riprese in playback. Voglio infatti mantenere una forte dose di teatralità viva, pur eliminando certi stereotipi grossolani tipici della tradizione esecutiva di quest’opera, per lavorare invece su espressioni verbali sottili, più difficili a teatro e qui rese possibili grazie ai microfoni".

L’orchestra sarà quella del Teatro Comunale di Bologna, diretta da Stefano Montanari. E i luoghi?

"Montanari, orchestra e cantanti stanno già provando al Comunale e registrando. Giriamo in Toscana, nella Toscana di Dante, Schicchi, Puccini e Forzano: una Toscana continuamente evocata nelle parole del libretto con immagini molto precise (Firenze, l’Arno, la Val d’Elsa, il Mugello). Era necessario ritrovare quell’ambientazione, con i suoi riferimenti anche storici, pur calando la vicenda in una dinamica contemporanea".

Una vicenda di parenti avidi, attorno al caro estinto ancora caldo, ch’è sempre attuale.

"Il libretto di Forzano è geniale per l’epoca (1918), con un imprinting già cinematografico che mi ha attratto. L’altro motivo d’interesse è che si tratta di una commedia, e volevo proprio dedicarmi a qualcosa di divertente, in cui l’opera viaggia a un ritmo brioso e ti strappa la risata. Alla oretta di musica della partitura pucciniana – che vede il baritono Roberto Frontali come protagonista – aggiungo un’introduzione parlata in cui si mettono a fuoco i vari personaggi dell’opera, cominciando dal defunto Buoso Donati, di cui tutti si contendono l’eredità. Nell’opera è già cadavere, mentre qui lo vedremo – interpretato da Giancarlo Giannini – dare un senso al testamento che esclude i familiari dall’eredità: e li conosceremo uno ad uno, quei parenti-serpenti di una commedia medievale che preannuncia clichés e personaggi tipici della commedia all’italiana di Mario Monicelli".

Altro dichiarato modello d’ispirazione cinematografica saranno i film di Wes Anderson, con i loro colori saturi.

"Mi piace molto la sua estetica, che vivo come fascinazione e stimolo. Per tutto il resto, metto insieme il bagaglio di esperienze accumulate in questi anni, e sono molto contento di imparare cose nuove. Riflettevo su quante parole ho appreso in questi mesi, legate alla tecnica cinematografica. Imparare parole nuove è sempre un’esperienza stimolante: significa acquisire nuovi argomenti, nuovi linguaggi; le parole nuove sono un momento di crescita. È questo il principale obiettivo che ora mi spinge: il bisogno artistico di fare qualcosa che non avevo mai fatto prima e su cui mi metto alla prova, affrontando anche un certo rischio, al di là di quello che sarà il risultato. Ringrazierò sempre i produttori bolognesi Paolo Rossi Pisu di Genoma Films e Cinzia Salvioli di Albedo Productions che si sono buttati con fiducia su questo progetto, nato in coproduzione con Rai ed Emilia Romagna Film Commission, e sostenuto da Emil Banca".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro