La Perla lotta per sopravvivere. Sequestrata la società inglese

Accolta l’istanza dei sindacati. "Così dopo il marchio abbiamo messo in sicurezza gli altri asset"

La Perla lotta per sopravvivere. Sequestrata la società inglese

La Perla lotta per sopravvivere. Sequestrata la società inglese

BOLOGNA

Un altro piccolo passo avanti verso il salvataggio de La Perla, gioiello della lingerie del lusso di Bologna che proprio quest’anno compie 70 anni. Come riferisce una nota di Filctem-Cgil e Uiltec-Uil, "il giudice delegato del Tribunale di Bologna Maurizio Atzori ha accolto l’istanza cautelare di estensione del sequestro del marchio a tutto l’asset societario di La Perla Management Uk", la società inglese con 70 dipendenti a Bologna a rischio liquidazione nel Regno Unito, con la nomina dei custodi Luca Mandrioli e Andrea Monari per la gestione della società. L’istanza era stata presentata dagli avvocati Bruno Laudi e Francesco Pizzuti per conto della Filtcem-Cgil e dei lavoratori de La Perla Management UK dopo l’invio dai liquidatori inglesi di una mail che annunciava l’intenzione di procedere alla liquidazione dell’asset e alla vendita del marchio "per realizzare la massima soddisfazione dei creditori ed escludendo quindi la continuità aziendale", ricordano le sigle. In attesa di venerdì quando ci sarà l’udienza – su richiesta dei sindacati – per l’amministrazione straordinaria, si aggiunge un altro tassello "per mettere in sicurezza tutto il patrimonio aziendale", spiega Stefania Pisani della Filctem-Cgil.

"Stiamo cercando vie e pertugi per salvare un’azienda con un know how di elevatissima specializzazione", insiste Maria Angela Occhiali della Uiltec-Uil. Nel decreto del giudice si spiega che l’intervento è mosso a seguito dell’intenzione dei liquidatori inglesi di raccogliere manifestazioni di interesse per gli asset della società sottoposta alla procedura inglese "senza alcun riferimento ai diritti dei lavoratori, né alla possibilità di riprendere la produzione". Nelle carte si ricorda la ’paralisi’ delle attività della società italiana, a seguito delle diffida a La Perla Manufacturing dall’usare la merce contraddistinta dai marchi La Perla. Con il rischio che si realizzi "il progetto del finanziere tedesco che guida il fondo olandese Tennor di dismettere lo stabilimento di via Mattei, delocalizzando la produzione".

Da qui, dettagliano i sindacati, il rischio è "il licenziamento di tutti i dipendenti", cioè le oltre 330 lavoratrici che da mesi si stanno battendo per salvaguardare il proprio posto di lavoro.

L’appello delle sigle sindacali va, quindi, a ministero e Regione "per far sentire il peso delle Istituzioni italiane per evitare che il gruppo La Perla cessi per becere speculazioni finanziarie".

Anche perché per le ‘perline’, in solidarietà almeno fino a venerdì, è il terzo mese senza stipendio (più la tredicesima) e anche gli ammortizzatori sociali non vengono versati. Per questo non si fermano le azioni di lotta. E una delegazione di lavoratrici de La Perla si prepara a volare a Bruxelles il 24 gennaio.

"Andremo davanti al Parlamento Ue: non si può consentire che la finanza speculativa distrugga l’economia reale", annuncia Pisani.

Rosalba Carbutti

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