FRANCESCO MORONI
Cronaca

La Perla, un caso europeo. Si muove anche Bruxelles

Le lavoratrici non escludono l’ipotesi di inviare una delegazione in Parlamento. Filctem-Cgil e Uiltec-Uil: "Bisogna combattere la finanza speculativa".

La Perla, un caso europeo. Si muove anche Bruxelles

La Perla, un caso europeo. Si muove anche Bruxelles

Gli occhi e i cuori delle lavoratrici de La Perla sono rivolti al 19 gennaio, quando è stata rinviata l’udienza che deciderà il futuro del brand di lingerie, in concomitanza della discussione in aula sulla controparte britannica La Perla Global Managment Uk (la capogruppo posta in liquidazione "per un debito fiscale di oltre 12 milioni di sterline"). La vertenza, intanto, potrebbe arrivare anche all’attenzione del Parlamento europeo: "Il nostro caso ha avuto grande risonanza non solo nazionale, ma anche internazionale, tanto che c’è stato l’interesse di due parlamentari che vogliono portare la situazione sui tavoli di Bruxelles – racconta Mariangela Occhiali, funzionaria di Uiltec Uil –. Siamo ancora in una fase embrionale, ma è interessante l’idea di organizzare una piccola delegazione che possa farsi sentire anche a livello europeo". L’idea, ancora tutta da sviluppare, sarebbe quella di organizzare una sorta di "stati generali delle perline", puntando contro "un modello di finanza speculativa", come quello adottato dal fondo Tennor (gestore del brand) secondo i sindacati, che "riguarda tutti", in modo da porre le basi per evitare crac simili in futuro. Si pensa al coinvolgimento di un’azienda portoghese.

La notizia arrivata l’altro giorno, con la decisione del tribunale di accogliere le istante dei sindacati e far scattare il sequestro preventivo del marchio, apre lo spiraglio di un Natale più sereno per le 229 operaie del sito bolognese. "La prospettiva era quella di tornare dopo le vacanze e trovare, forse, addirittura i cancelli chiusi – spiega Stefania Pisani, segretaria generale di Filctem-Cgil –. Quindi la decisione del giudice è rassicurante, anche in virtù del fatto che abbiamo pochissime informazioni su quanto succede a Londra. Ora ci sono i custodi (gli amministratori che devono traghettare l’azienda in questa fase delicata, ndr): ci hanno comunicato che sono profili di grande affidabilità. Il nostro obiettivo resta quello di tenere insieme le professionalità e il marchio: il fatto che il tribunale abbia deciso in questa direzione, fa capire che c’è un allineamento generale proprio per salvare l’azienda".

"E per far sì che non sfuggano le professionalità, ci deve essere la garanzia che alle lavoratrici arrivino gli stipendi: devono ancora percepire quelli di ottobre e novembre, oltre alla tredicesima – incalza Pisani –. Arrivare a riconoscere da subito le retribuzioni scongiurerebbe il pericolo che possano guardarsi intorno. Si è aperto uno spiraglio: la nostra battaglia continua". Soddisfatto per "un provvedimento inedito, ma importante" anche il sindaco Matteo Lepore, che fa appello al governo: "Spero lavori in questa direzione".

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