Laszlo De Simone: suite per un cantautore che ha conquistato le platee straniere

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Due dischi: uno, Uomo Donna influenzato dal pop e dalla canzone d’autore nazionale degli anni ’60, l’altro, Immensità, è una partitura orchestrale, una lunga unica composizione che si sviluppa tra melodia e psichedelia. È molto amato all’estero, in Francia è stato paragonato a Lucio Battisti, Andrea Laszlo De Simone, il giovane cantautore torinese che questa sera (ore 21.30) arriva sul palco del Manzoni per l’ ultimo concerto di Express Festival del Locomotiv.

Con ’Immensità’ lei è approdato a una scrittura classica. Che metodo di composizione hai utilizzato?

"Ho composto come sempre, registrando in casa di notte. Non sono un frequentatore degli studi di registrazione. È un album sviluppato in nove tracce suddivise in quattro capitoli, con un brano cantato per ogni capitolo. La definizione che si avvicina di più è ’suite’. Nasce intorno a una riflessione sulla circolarità del tempo".

La scelta di uscire solo in vinile e in digitale?

"Il vinile è un bell’oggetto e suona meglio".

La suite è accompagnata da una componente video. Quale interazione ha cercato tra le immagini e la musica?

"Ho cercato di creare una narrazione fra il naif e l’irreale che avesse le stesse proporzioni dell’album e quindi una struttura circolare. Racconta di un ipotetico padre che perde un’ipotetica figlia a causa di un ipotetico incidente. Il tema centrale è l’elaborazione del lutto".

Il passaggio da un lavoro ‘pop’ a un’opera di classica contemporanea?

"Quasi tutte le canzoni di Uomo Donna sono nate quando è nato mio figlio Martino. Immensità è maturato quando la mia compagna era in attesa della piccola Lucia. Posso dire con certezza che questi dischi mi sono stati regalati dai miei figli".

Perché ’Uomo Donna’ è così piaciuto all’estero, amato da una band come i The Lumineers con i quali ha suonato dal vivo?

"Può essere anche che le registrazioni casalinghe insieme alla distanza culturale generino un mix esotico che dalle nostre parti è più difficile da percepire".

p. p.

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