Marco Biagi, la frase choc sul web: "Dovevano sparargli prima"

La frase choc è apparsa sotto un post delle Acli che pubblicizzava un evento in memoria del giurista ucciso dalle Nuove Br. A diciannove anni dall’omicidio iniziative e dibattiti su Facebook e una messa in San Martino per ricordare il docente

Marco Biagi, il giurista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Nuove Br in via Valdonica

Marco Biagi, il giurista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Nuove Br in via Valdonica

Bologna, 11 marzo 2021 - "Dovevano sparargli prima, altro che". L’odio che corre sulla rete non ha risparmiato neppure la memoria di Marco Biagi. Tra pochi giorni, il 19 marzo, ricorre il diciannovesimo anniversario dell’omicidio del giurista, vittima di un vigliacco attacco sotto casa sua, in via Valdonica. Le Nuove Br avevano firmato quel sangue innocente. Che ancora non ha pace. La violenta frase è apparsa ieri mattina, a commento del post sulla pagina Facebook dell’Acli Bologna dedicato a una delle iniziative in memoria del docente ucciso. Questo il tenore del commento: "Contributo al mondo del lavoro? Certamente! Ringraziamo per la precarietà, il praticantato fino a 27 anni, i contratti di un mese etc etc... Dovevano sparargli prima, altro che".

Una frase violenta e brutale, che non è sfuggita all’attenzione di Lorenzo Biagi, figlio minore del giurista. Che ha dedicato, a sua volta, un post all’accaduto: "Purtroppo – scrive – come tutti potete leggere ci sono in giro ‘persone’ la cui ignoranza e mancanza di rispetto nei confronti di mio babbo e di conseguenza anche mia ovviamente e di mia mamma Marina e di mio fratello Francesco è talmente evidente che non meriterebbe neanche di essere presa in considerazione. Ma stavolta è un fatto molto grave come potete leggere e mi è già capitato purtroppo un’altra volta in passato". Una ferita mai cicatrizzata, l’omicidio del papà Marco, che l’odio di certi leoni da tastiera non fa che far sanguinare ancora. "So bene che aprendo su Facebook uno spazio dedicato a mio babbo posso andare incontro a certe situazioni. Mi stupisco sempre della cattiveria di certe persone. A cui però ritengo non bisogna dar nessun credito, nessun peso", dice. Il post, infatti, "l’ho scritto d’istinto – continua Lorenzo Biagi – per la violenza di quelle parole rivolte contro la memoria di mio babbo. Non entro in merito delle opinioni che ciascuno è libero di avere sull’operato di mio padre, ma sull’aggressività di simili esternazioni. Che sono però isolate, casi sporadici. A fronte di un messaggio come quello ne leggo centinaia di bellissimi, scritti da persone che hanno apprezzato mio babbo e ne custodiscono la memoria con affetto". La frase choc è stata commentata anche dal presidente delle Acli Chiara Pazzaglia: "Sotto l’evento dedicato alla memoria di Marco Biagi, ecco qua la dimostrazione che c’è gente a cui auguri un giorno di presentarsi al giudizio del Creatore, ricevendo lo stesso metro di valutazione. Intanto, si becca una bella denuncia per il giudizio degli uomini". Una denuncia che Lorenzo Biagi sta valutando se sporgere. Ma il suo impegno, in questo momento, è concentrato verso altri obiettivi. Come raccontare, a chi non c’era o non ha avuto modo di conoscerlo, la figura di Marco Biagi. Una memoria che va condivisa, anche in questi momenti difficili, dove anche un abbraccio è diventato un miraggio. Così, visto che la biciclettata quest’anno (come quello passato) non potrà essere organizzata, sarà proprio Lorenzo a raccontare l’importanza del suo lavoro e del suo ideale, attraverso una diretta Facebook, organizzata dalle Acli provinciali. Il titolo, ‘Una candela accesa per Marco Biagi’. L’appuntamento online è per giovedì 18 alle 19,30. Durante la diretta, chi vorrà potrà accendere, a casa, una candela: un modo per sentirsi tutti vicini, anche a distanza, nel segno della memoria. Il giorno dopo, giorno del diciannovesimo anniversario dell’omicidio, la mattina il sindaco Virginio Merola deporrà una corona di fiori in piazzetta Marco Biagi, sotto la targa che ricorda il delitto e, nel pomeriggio, sarà celebrata una messa nella vicina chiesa di San Martino. Iniziative per ovvi motivi non aperte al pubblico, ma limitate alla sfera famigliare del docente e a poche autorità.

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