Un mistero sulla via degli Dei, la vite ultracentenaria di Badolo – Il Resto di Bologna

Scoperta negli anni Sessanta da uno speleologo, la pianta ha una circonferenza di 120 centimetri Grazie a due innesti, oggi un’azienda produce vino e porta avanti, nel calice, questa storia secolare

La via degli Dei, ’paradiso’ degli escursionisti e dei camminatori

La via degli Dei, ’paradiso’ degli escursionisti e dei camminatori

Bologna, 24 aprile 2023 – Una vite ultracentenaria e la Via degli dei. Sono le tappe che tocchiamo oggi in questa puntata del podcast il Resto di Bologna . Il filo rosso è quel ‘vitone del Seicento’ che si trova poco distante da Badolo e che lega insieme tante vite. E non solo. Andiamo sulle tracce di uve dimenticate, ripercorrendo sentieri che oggi spopolano fra i camminatori.

Partiamo da Luigi Fantini, lo speleologo e naturalista che tanto ha studiato il nostro Appennino. Fu lui a scoprire, negli anni Sessanta, questa vite colossale sulle colline fra Pianoro e Sasso Marconi: la pianta aveva un tronco con una circonferenza di 120 centimetri e per la gente del posto poteva avere anche quattrocento anni. Fantini la fotografò e fu uno di quelli scatti a ispirare Stefano Galli, un giovane tecnico informatico di Pianoro, che negli anni Novanta la trovò. E la salvò. È proprio lui nel podcast, infatti, a raccontarci di come la fece rinascere con cure attente, che ancora oggi sono purtroppo necessarie.

La vite del Fantini, infatti, negli ultimi 6-7 anni è stata attaccata da un cancro del legno. L’università di Bologna, però, "mi sta dando una grossa mano nel curarla – spiega Galli – e sta migliorando rispetto al trend precedente". La vite, del resto, ne ha passate tante: è scampata ad esempio alla fillossera, parassita che nell’Ottocento ha sterminato la maggior parte dei vitigni europei. Anche il fatto di essere una vite a piede franco ha interessato l’azienda vitivinicola di Pianoro Podere Riosto che agli inizi degli anni Duemila, grazie a due innesti, ha riavviato una piccola ma importante produzione di vino. La titolare Cristiana Galletti racconta allora come il vitigno sconosciuto fu poi riconosciuto ufficialmente nel 2009. Oggi l’azienda produce due vini, di cui uno spumante rosè, che portano avanti la storia secolare.

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