Inchiesta Mondo Convenienza, i facchini: "Licenziamenti e analisi in ferramenta"

Le parti lese contro i 21 indagati per sfruttamento del lavoro: "Fino a 14 ore al giorno in piazzale senza giorni di riposo nè pranzi"

Mondo Convenienza: inchiesta in corso

Mondo Convenienza: inchiesta in corso

Bologna, 16 marzo 2022 - "L’orario di lavoro effettivamente prestato era difforme da quello che risultava nelle nostre buste paga. Eravamo costretti a sopportare turni massacranti, le ore quotidianamente prestate erano 12/14, fino ad arrivare a 70 settimanali. E non era prevista alcuna pausa pranzo e relativa indennità". E’ il 24 agosto 2020 quando G., facchino romeno di 30 anni, parla davanti ai carabinieri di Calderara. Un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, il suo, alle dipendenze di una cooperativa con mansioni di trasporto e montaggio mobili, con luogo di lavoro il piazzale di Calderara di Reno di Mondo Convenienza, il colosso dell’arredamento. Alla sua denuncia se ne aggiungeranno altre 17 dei colleghi, tutte identiche, che hanno portato il pm Gabriella Tavano a indagare 21 persone per sfruttamento del lavoro: dal presidente del Cda della holding del mobile ai rappresentanti legali di società cooperative appaltatrici dei lavori di logistica.

"Sfruttamento"

"Ci qualificavano come soci – spiega il facchino –, sebbene la nostra qualifica fosse meramente fittizia, posto che non ricoprivamo alcun ruolo partecipativo nella vita della cooperativa". Il lavoro si svolgevano sui sei giorni settimanali, dice, "dal lunedì al sabato ed eravamo costretti a prestare attività per almeno una domenica al mese a rotazione". Così, nella settimana ’piena’, "non avevamo neppure il giorno di riposo". Giornata di riposo che, quando veniva goduta, "non era neppure retribuita così come non lo erano i 15 giorni di ferie annuali". E succedeva che quando qualcuno doveva assentarsi per malattia o altri giustificati motivi, "le società omettessero la corresponsione della retribuzione". Gli stipendi, sempre stando ai denuncianti, erano inferiori ai minimi tabellari del settore in rapporto agli orari effettivamente prestati.

"Insicurezza"

"Noi montatori dei mobili – riprende il facchino – lavoravamo in condizioni di continuo pericolo per la nostra salute" per via dei carichi "che eravamo costretti a sopportare in tempi di lavoro molto ristretti, dettati dal personale di Mondo Convenienza". Accadeva, poi, che agli stessi "venisse imposto il prelievo di sangue" per l’idoneità al lavoro. E ciò avveniva "all’interno dell’ufficio ferramenta del piazzale di Calderara senza neppure l’uso dei guanti. Non erano presenti servizi igienici, il locale non garantiva decontaminazione da inquinanti biologici, non era presente un lavabo, un lettino, un frigorifero, alcuna attrezzatura per la gestione delle emergenze". Ambienti "non sanificati", adibiti al "ricovero delle attrezzature per il montaggio mobili", "sporchi e pieni di materiali contaminati". E chi non acconsentiva al prelievo immediato "in quel contesto e con quelle modalità", spiega ancora G., "sarebbe stato licenziato".

"Licenziati"

Dal 2017 nel magazzino bolognese – e in altre città d’Italia dove erano presenti punti vendita e magazzini – iniziarono proteste e scioperi. Si arrivò anche davanti al tribunale del lavoro per strappare eque retribuzioni. Ma dopo la presentazione del primo ricorso, "venivamo licenziati uno dopo l’altro, per asseriti motivi disciplinari, quali l’astensione dal lavoro determinata dalla partecipazione a scioperi, dalle legittime richieste di congedi parentali o periodi di malattia". Tutto questo tramite "lettere o mail". Negli esposti, oltre al reato 630 bis (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), i 19 facchini avevano ipotizzato anche l’estorsione, non riscontrato però dalla Procura ai 21 indagati. Nel corso delle inchiesta, alcune parti lese hanno anche segnalato di essere stati minacciati dai responsabili delle coop, di sentirsi continuamente osservati, parlando pure di infortuni sul lavoro dovuti agli sforzi fatti per caricare e scaricare i mobili a mano. Una scia di "soprusi" che, stando alle accuse, sarebbe andata avanti dal 2007 al 2018

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro