Mondo Convenienza, indagini a tappeto a Bologna

L’inchiesta si estende ad altri magazzini. Le nuove testimonianze: "Stipendio tagliato in caso di malattia"

Una manifestazione della Filt Cgil davanti a Mondo Convenienza

Una manifestazione della Filt Cgil davanti a Mondo Convenienza

Bologna, 22 marzo 2022 - Nessuna "tutela degli infortuni" e in caso ciò accadesse "la retribuzione veniva notevolmente ridimensionata" per aver causato un danno all’azienda. Eccole le nuove indiscrezioni che emergono dal fascicolo chiuso nei giorni scorso dal pm Gabriella Tavano che ha portato a indagare 21 persone per sfruttamento del lavoro di 19 facchini del magazzino di Calderara di Reno di Mondo Convenienza. Ma l’attenzione sul mondo dei facchini, e sulla loro sicurezza sui luoghi di lavoro, si allarga con accertamenti a tappeto che sarebbero iniziati anche in altre aziende bolognesi.

"Sfruttamento"

Al momento l’inchiesta della Procura su ’MC’ vede indagati il presidente del Cda della holding del mobile e i rappresentanti legali di società cooperative appaltatrici dei lavori di logistica. Un fascicolo nato dalle denunce dei facchini, dove si parla di stipendi "palesemente inferiori" a quanto prescritto dal contratto di lavoro nazionale. Turni massacranti, "dalle 6 di mattina senza orario di fine". Condizioni di lavoro "di continuo pericolo" con i denuncianti sottoposti a "metodi degradanti e umilianti di controllo a distanza" e con il rischio di "irrogazioni di penalità".

"Omissioni"

Stessa sorte toccava a chi si ammalava o, stando sempre ai lavoratori, si infortunava. Succedeva, infatti, che qualora uno di loro "fosse costretto ad assentarsi per malattia o altri giustificati motivi, le società omettessero la corresponsione della retribuzione". E a ogni richiesta di chiarimenti, la "giustificazione" era la stessa: "Mondo Convenienza decideva quanto e come retribuirli". Sfogliando gli atti, emerge come i facchini "erano costretti a sopportare carichi estremamente pesanti senza l’ausilio di alcun mezzo meccanico". Accadeva "che spesso gli operai dovessero trasportare a mani nude divani di oltre 30 chili per numerosi piani di scale". Una situazione "di sfruttamento" che trasportatori e montatori avevano segnalato alle associazioni sindacali, organizzando fin dal 2014 a Firenze manifestazioni e scioperi "per rivendicare i propri diritti". A seguito dei quali, però, "subivano procedimenti disciplinari e licenziamenti". L’iscrizione al sindacato "costituiva – sempre stando agli esposti – motivo di automatico ridimensionamento della retribuzione e di pretestuosi procedimenti disciplinari finalizzati al licenziamento".

"Danni all’azienda"

Turni "massacranti" e fatiche fisiche che avrebbero provocato "evidenti patologie a ginocchia, braccia e schiena". Ma a tutela degli infortuni, chiosano ancora i facchini, "non vi erano misure, e persino in caso di impossibilità di esercitare l’attività lavorativa per problemi di salute, le società datrici corrispondevano una retribuzione notevolmente ridimensionata, adducendo quale motivazione quella di ’aver recato disagio all’azienda’". Non è finita. Agli stessi veniva "imposto il prelievo di sangue" per l’idoneità al lavoro che si materializzava "all’interno dell’ufficio ferramenta del piazzale di Calderara senza neppure l’uso dei guanti. Non erano presenti servizi igienici, il locale non garantiva decontaminazione da inquinanti biologici, non era presente un lavabo, un lettino, un frigorifero, alcuna attrezzatura per la gestione delle emergenze".

Altri casi?

Intanto dopo l’esplosione del caso ’MC’, l’occhio degli inquirenti è tornato a puntare l’attenzione su altri magazzini di città e provincia con controlli di carabinieri e Ispettorato sollecitati dai lavoratori. Un’attenzione sul mondo della logistica sottolineata e confermata anche dalla Procura che, secondo indiscrezioni, avrebbe già ricevuto altri esposti sui quali accendere presto la luce.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro