Nella casa della citofonata droga e armi In manette i genitori del diciottenne

L’operazione dei carabinieri al Pilastro. Il ragazzo lo scorso anno rispose al leader della Lega Matteo Salvini a ‘caccia’ di pusher

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di Nicoletta

Tempera

"Siamo stati rovinati in mondovisione, senza aver fatto nulla". Così, esattamente un anno fa, Caterina Razza e Ben Alì Labiti si erano sfogati. Rispedendo al mittente – il senatore Matteo Salvini – l’accusa fatta al citofono che in quella casa qualcuno spacciasse. Ma la storia, si sa, è fatta di corsi e ricorsi. E pure di colpi di scena inaspettati. Come quello arrivato martedì. Con la precisione di un orologio, a un anno da quei fatti, oggi è la coppia, lui tunisino di 59 anni, lei italiana nata in Svizzera di 58, ad essere nei guai per quel reato che, un anno fa, loro stessi avevano definito tanto infamante.

Questa volta l’accusa non si basa su una citofonata ‘pre elettorale’, ma su fatti concreti. Concreti come la roba che i due tenevano in casa. Ossia quasi mezzo chilo di droga. E poi proiettili, soldi falsi e pure un taser. In quell’appartamento Acer di via Grazia Deledda al Pilastro, diventato famoso lo scorso anno, insomma, effettivamente qualcuno spacciava. Non il ragazzo, oggi diciottenne, che rispose al citofono. Bensì mamma e papà. Come hanno verificato i carabinieri della Bologna Centro e come raccontato ieri dal ‘Carlino’.

I militari erano impegnati in un servizio ad alto impatto di controllo del quartiere. Una delle zone storicamente problematiche della città, che periodicamente vengono interessate da questo tipo di attività. Con i carabinieri erano impegnate anche le unità cinofile e la polizia municipale. Ed è stata proprio un’auto fermata nel corso del servizio a incastrare marito e moglie. L’uomo al volante, un trentanovenne, ha attirato i sospetti perché transitava in macchina a passo d’uomo e, dopo aver parcheggiato, è sceso per andare a citofonare al portone di un palazzo. È entrato, per poi uscire una decina di minuti dopo. I carabinieri hanno così deciso di controllarlo: era visibilmente agitato. Sudava, era nervoso: dopo poche domande, l’uomo ha confessato ai militari il motivo per cui si trovava al Pilastro, consegnando loro anche due dosi di cocaina appena acquistate. E finendo con l’indicare l’appartamento dove si era rifornito. In via Deledda. Nella casa dei coniugi Razza-Labiti. Moglie e marito erano in casa.

I carabinieri sono saliti nell’appartamento con i cani. Che hanno fiutato tutto quello che c’era da fiutare, ossia un supermercato dello spaccio: 380 grammi di hashish, 170 di marijuana e 13 di cocaina. Nella casa c’erano pure bilancini di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi. Non solo droga, però. La perquisizione ha infatti permesso di rinvenire anche una pistola elettrica taser, un caricatore di una pistola semiautomatica calibro 380 Acp, con dentro sei proiettili e poi quattro proiettili calibro 9 e altri quattro proiettili calibro 22, oltre a 50 proiettili a salve.

Nell’alloggio Acer c’era anche del denaro: 925 euro ‘genuini’, sequestrati perché ritenuti provento di spaccio, e 340 euro falsi. Per marito e moglie sono così scattate, in flagranza, le manette per spaccio e i due sono stati denunciati anche per il possesso delle armi e delle banconote false. Lui è stato accompagnato in camera di sicurezza; lei messa ai domiciliari. Ieri mattina, l’arresto è stato convalidato e i due, difesi dall’avvocato Filomena Chiarelli, sono stati messi ai domiciliari.

L’arresto ha fatto scalpore e non solo sul piano politico. A segnalare infatti per primi l’operazione dei militari in atto sono stati gli stessi residenti di via Grazia Deledda, confermando i sospetti di quelli di loro che, lo scorso anno, avevano puntato il dito contro i troppi ‘movimenti’ di gente strana tra quelle quattro mura.

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