Il Nettuno, Giatti: "Da piccolo ero una peste. Stavo buono soltanto davanti ai suoi zampilli"

L'imprenditore dona 5.000 euro per i lavori di restauro Art Bonus, come ottenerlo e avere uno 'sconto' sulle imposte IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

Giorgio Giatti

Giorgio Giatti

Bologna, 17 maggio 2015 - Cinquemila euro per salvare il Gigante. Anche Giorgio Giatti, presidente del gruppo Termal, chiama così il Nettuno, e spiega: «Per ogni bolognese, non c’è dubbio il Gigante è tra i primi ricordi affettivi». Giatti, il suo ricordo qual è? «Da bambino pestifero, le uniche due cose che erano capaci di farmi stare un po’ fermo, quando ero in centro con mia madre, erano dar da mangiare ai piccioni sul Crescentone e fermarmi ad ammirare il Gigante con tutti quegli zampilli. Ma contribuire a salvare quell’opera ha anche un altro valore, più oggettivo». Il turismo? «...E la nostra storia. Omaggiare il Gigante e farlo tornare al suo splendore originario significa investire su uno dei due simboli della città, insieme alle Due Torri, simboli del periodo storico in cui Bologna ha raggiunto il suo fulgore». Fulgore perso, sembra di capire. «Infatti ripulire e rimettere a lustro il Nettuno rappresenta, a mio parere, anche una provocazione. Perché ripulito lui, bisognerà pensare a tutto il resto». Si riferisce al degrado? «Sì, ai graffiti, alle brutture e alla sporcizia in centro. Ripartire dal Nettuno, perciò, sarà una spinta per pensare a tutto il resto. Tenendo conto che una città più bella, con i suoi monumenti curati e i muri che risplendono richiama turisti e ricchezza economica. Vedete: restaurare il Nettuno è un investimento vero e proprio, anche per noi imprenditori. E poi arrivati a questo punto era necessario. Anzi, andava fatto prima». Ce l’ha con il Comune? «Dico solo che la cura e la conservazione dei beni pubblici deve essere costante, e che non si dovrebbe arrivare a delle raccolte fondi per interventi straordinari». Raccolta straordinaria, perché coinvolge i cittadini, oltre che le imprese del territorio. «Un grande atto d’amore dei bolognesi e, al contempo, la stessa provocazione di cui sopra. Quando tutti, dall’imprenditore al semplice cittadino, mettono la mano al portafogli per contribuire alla salvaguardia del bene comune, vuol dire che l’amministrazione pubblica negli anni non ha ritenuto di fare altrettanto. E si è arrivati a questo punto, all’emergenza. Speriamo non accada più».

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