Omicidio Biagio Carabellò, quelle due indagini sul coinquilino

A. S. viveva con lui: dopo il 2018, anche nel 2020 fu archiviato il fascicolo che lo accusava di sequestro di persona

Il ritrovamento del teschio vicino a Parco Nord e nel riquadro Biagio Carabellò

Il ritrovamento del teschio vicino a Parco Nord e nel riquadro Biagio Carabellò

Bologna, 30 marzo 2021 - Due volte indagato, due volte archiviato. A. S., il coinquilino di Biagio Carabellò all’epoca della sua scomparsa, fin dall’apertura della prima indagine su quella vicenda, nel 2016, è finito nel mirino degli inquirenti. E ora, alla luce del ritrovamento, la settimana scorsa, dei poveri resti che con ogni probabilità appartengono proprio a Biagio (ma si attende l’esito dell’esame del dna per averne la certezza), e del conseguente fascicolo per omicidio aperto dalla Procura, i riflettori potrebbero tornare ad accendersi su di lui.  

A. S., 48 anni, attualmente si trova in una comunità terapeutica per disintossicarsi dagli stupefacenti, su disposizione del giudice che a novembre 2019 optò per questa misura cautelare dopo la denuncia per maltrattamenti presentata dalla ex compagna dell’uomo e qualche mese da quest’ultimo trascorso in carcere. Il processo di primo grado seguito a quella vicenda si è chiuso di recente con una condanna a tre anni e tre mesi per maltrattamenti, lesioni e sequestro di persona; l’imputato è stato invece assolto dalle accuse di maltrattamenti sui figli minori della donna e da quella di spaccio. La vicenda proseguirà in appello. Proprio la ex, durante quel processo, rivelò: "Ho paura mi faccia fare la fine di Biagio". Parole pesanti, che ora l’avvocato di A.S., Marco Sciascio, respinge con forza: "Ha voluto colpire dove sapeva avrebbe fatto più male. Del resto, lei era a conoscenza delle indagini nei confronti del compagno".

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Indagini. Già, perché oltre a quella archiviata nel 2018, in cui A. S. era indagato con Simona Volpe (tutto archiviato) per la scomparsa di Carabellò, ce n’è stata una seconda. Il pm era sempre Stefano Orsi, A.S. era l’unico indagato. L’ipotesi di reato, la medesima: sequestro di persona nei confronti dell’ex coinquilino scomparso dall’appartamento che i due condividevano in Bolognina a novembre del 2015, e mai più ritrovato. Il nuovo fascicolo fu aperto a inizio 2020, e archiviato prima della fine dell’anno. In quell’ambito, fu perquisito l’appartamento del padre di A.S. (genitore del tutto estraneo all’indagine); i carabinieri cercavano elementi che potessero risultare utili per l’indagine", come vestiti e oggetti personali appartenuti a Carabellò o un’eventuale "corpo del reato". Ancora una volta però non si trovò nulla e tutto si chiuse, per la seconda volta, con un’archiviazione.

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image Il coinquilino di Carabellò nel 2016 finì nel mirino della Procura per un profilo connotato da "condotte violente", per cui aveva già avuto guai con la giustizia, e per via della famosa giacca con tracce di sangue di Biagio che, secondo i parenti dello scomparso, era stata lavata quando di Biagio erano già state perse le tracce. Ma A.S. si dichiarò sempre innocente e respinse ogni accusa.  

"Ribadiamo che all’epoca fu proprio lui a dare per primo la notizia della scomparsa di Biagio Carabellò – sottolinea l’avvocato Sciascio –. Inoltre, il mio assistito si è immediatamente dimostrato collaborativo con le indagini in corso e si è pure sottoposto all’esame del dna senza esitare. Due volte è stato indagato, due volte è stato archiviato. Speriamo non ci sia una terza indagine a suo carico". Anche perché, prosegue il legale, "lui e Biagio erano legati da un grande rapporto di affetto e amicizia, tant’è che Carabellò conosceva bene la famiglia di A. e anzi ha pure assistito alla Comunione di sua figlia. Per questo un dolo d’impeto, come ipotizzò all’epoca la Procura, ci pare una suggestione piuttosto fragile".

Ora A. S. dalla comunità in cui vive lancia un appello, tramite il proprio avvocato: "Si cerchi il colpevole della scomparsa di Biagio, e non un colpevole. Restiamo fiduciosi nella magistratura e in quello che i rilevamenti scientifici scopriranno sui resti che potrebbero appartenere a Biagio: non voglio un processo mediatico. Per quanto mi riguarda, sono sereno nella mia innocenza".

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