Omicidio Chiara Gualzetti, il padre: "Una pena esemplare per chi l'ha uccisa"

Delitto di Monteveglio, il papà Vincenzo: "Mai nessuna scusa da parte del killer e della sua famiglia". Fissato il processo: 15 giugno. Ma si va verso un abbreviato

Chiara Gualzetti, 15 anni

Chiara Gualzetti, 15 anni

Bologna, 7 gennaio 2021 - "Mai una parola di scuse. Nemmeno un messaggio con scritto ’mi dispiace’. Nulla di nulla". E questo, dice subito Vincenzo Gualzetti, "fa ancora più male". Anzi, "la madre ha annunciato querele per diffamazione e minacce sui social". Il primo Natale senza la sua amata Chiara – 15 anni appena quando il 27 giugno un coetaneo che pensava amico, lo ha accoltellato a morte per poi lasciare il suo corpo ai piedi dell’Abbazia di Monteveglio – è passato nel silenzio più assordante. Nessuna voglia di fare festa, nessuna bottiglia da stappare, nessun panettone da condividere con gioia. "Perché – riprende il padre elettricista che in passato ebbe proprio il baby killer con sè come stagista – la nostra vita quel maledetto giorno è finita".

Chiara Gualzetti, 15 anni
Chiara Gualzetti, 15 anni

Chiara Gualzetti, il papà: "Ora il killer deve pagare" LUCIDO Fino al crollo, la sera del giorno successivo all’omicidio (volontario e pluriaggravato). "Sentivo le voci, è stato Saman il demone a dirmi di ucciderla. Lui – ha cercato di raccontare l’imputato ai carabinieri – ha armato la mia mano. E Chiara non voleva morire, non pensavo che un corpo avesse tutta quella resistenza". Per il consulente della Procura però è perfettamente in grado di intendere e volere e può presenziare al suo processo. "Aveva studiato tutto a tavolino da tempo – chiosa Vincenzo –, premeditato ogni suo passo. Ma che diritto aveva di togliere la vita a mia figlia? Basta tutele per chi uccide, è l’ora di finirla". Vincenzo ricorda l’omicidio del 16enne Giuseppe Balboni, nel 2018 a Castello di Serravalle, con il killer (anche lui all’epoca minorenne) condannato a 13 anni e mezzo con sentenza divenuta definitiva. «CAMBIARE LA LEGGE» I Gualzetti da qualche settimana fanno parte di un gruppo di altre 10 famiglie italiane unite nel dolore. Con un obiettivo: presentare presto una proposta di legge a Roma chiedendo pene più severe per i minori che uccidono: niente più abbreviato, sconti o messa alla prova. "Le leggi minorili – spiega la portavoce, Natascia Lipari, mamma di Simone Frascogna assassinato a Napoli il 3 novembre 2020 da tre ragazzi, due dei quali minorenni condannati a 7 e 10 anni – sono da rivedere. Non esiste che a 14-15-16 anni si tolga la vita a una persona e la legge permetta un rito con sconti di pena e neppure l’ergastolo". Che per un minore equivale ad un massimo di 30 anni. BASTA SCONTI "Ho perso un figlio di 19 anni, – aggiunge – i suoi assassini hanno avuto condanne assurde. Ci batteremo perché in Italia un essere umano che uccide deve pagare pienamente. Abbiamo creato questo gruppo, siamo tutte famiglie accomunate da lacrime e strazio, abbiamo perso figli, mariti, fidanzati ed ecco che vogliamo che la legge ci tuteli. I nostri cari sono stati condannati alla pena di morte, noi all’ergastolo. Mentre loro dopo 10 anni tornano liberi. Lo Stato deve costruire carceri e non cimiteri".

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