Proteste contro il Passante di mezzo a Bologna
Bologna, 25 ottobre 2018- Hanno vinto tutti, non ha perso nessuno. L'incontro a Roma sul Passante di Bologna – l’opera di allargamento di A14 e tangenziale da 700 milioni che dovrebbe risolvere secondo le amministrazioni emiliane il nodo del traffico nei prossimi anni – finisce come nelle peggiori partite di calcio, con la Regione che si dichiara «fiduciosa» e il Ministero delle Infrastrutture che auspica «una soluzione condivisa in poche settimane».
La verità dietro il politichese è che il Passante di mezzo, così come lo vuole viale Aldo Moro, non si farà. E con il termine «condiviso», filtra da Roma, si intende che si cercherà una decisione «partecipata» (con le istituzioni ma soprattutto con i cittadini, con cui infatti presto è in programma un nuovo incontro), non di certo in linea con la volontà del governatore Stefano Bonaccini e dell’assessore Raffaele Donini. Nessuna fumata grigia, dunque. Una fumata nera, l’ennesima, per il progetto infrastrutturale lanciato dal sindaco Virginio Merola alla fine del primo mandato e ora supportato con forza da Autostrade per l’Italia.
LEGGI ANCHE Il comune apre all'incontro col Governo - Indaga la Procura
Di sicuro non ci sarà l’azzeramento del progetto, questo è chiaro. Ma dove si va? E’ già sul tavolo un ultimo piano, in attesa dei dati definitivi di Autostrade. Niente più banalizzazione e nemmeno la creazione di una sola terza corsia dinamica in tangenziale. A questa alternativa (una terza corsia da creare in caso di necessità) si affiancherebbe un allargamento della sola tangenziale nelle uscite più critiche. Un mini ampliamento per garantire fluidità e alleggerire il carico. Il progetto costerebbe la metà di quello attuale (resterebbero mitigazioni e opere di adduzione) e andrebbe integrato con un potenziamento del servizio ferroviario metropolitano e del tram.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro