Procreazione assistita in Emilia Romagna, il limite d'età si alza a 46 anni

Viale Aldo Moro aggiorna la normativa alzando l’asticella: anche i tentativi ammessi passano da tre a sei

Una donna incinta (Foto di repertorio Dire)

Una donna incinta (Foto di repertorio Dire)

Bologna, 12 giugno 2018 - Si alza l’età limite da 43 a 46 anni, mentre i tentativi ammessi saranno sei e non più tre: viale Aldo Moro aggiorna la normativa relativa la procreazione assistita, alzando l’asticella. La decisione prende le mosse dall’adeguamento al decreto del gennaio 2017 che ha definito i nuovi lea (livelli essenziali di assistenza). Le modifiche saranno in vigore subito o meglio non appena la Giunta Bonaccini approverà la delibera.

Tra le novità, appunto l’innalzamento al compimento dei 46 anni, invece degli attuali 43, come età limite per sottoporsi alla fecondazione assistita nel servizio pubblico. Se prima i tentativi ammessi erano tr, ora la Regione li porta a sei. Inoltre, se finora era possibile effettuare la procreazione assistita di secondo livello solo in regime di day hospital, quindi con ricovero, da settembre in avanti verrà fatta in regime ambulatoriale.

“Dopo l'approvazione del provvedimento in Giunta- spiega l'assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi in commissione -, consentiremo a un numero maggiore di donne la possibilità di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita". La delibera individua già anche le tariffe per le prestazioni e i relativi ticket. “In attesa che il Governo fissi, con un ulteriore decreto, le tariffe massime relative alle prestazioni ambulatoriali- precisa l'assessore  come Regione abbiamo ritenuto giusto procedere per non far attendere oltre tante donne e abbiamo quindi calcolato le tariffe sulla base di nostre valutazioni. Naturalmente le adegueremo quando uscirà il decreto”. Oltre ai casi indicati dalla normativa vigente, nella delibera della Regione Emilia-Romagna l'esenzione del ticket è prevista anche per i cittadini affetti da patologia tumorale in età fertile e con prognosi favorevole a lungo termine che debbano sottoporsi a terapie farmacologiche, radioterapiche o chirurgiche che li pongono a rischio di compromissione della fertilità futura. Per i residenti fuori regione, i costi sostenuti per le prestazioni ambulatoriali e per l'approvvigionamento dei gameti saranno a carico dell’Ausl di residenza, tramite fatturazione diretta. La paziente, prima di recarsi in Emilia-Romagna per sottoporsi alla procreazione assistita, dovrà chiedere e ottenere l'autorizzazione dell'Ausl di residenza.  

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