Settimana corta, no di Ducati: "Danneggia la competitività"

L’ad Domenicali: "Non seguiremo Lamborghini. È un modello rischioso per i posti di lavoro"

Ducati frena sulla settimana corta introdotta in Lamborghini dal nuovo contratto integrativo. Anzi, inchioda proprio, perché l’amministratore delegato della casa di Borgo Panigale, Claudio Domenicali, boccia la nuova organizzazione del lavoro nella ‘sorella’ di Sant’Agata, azienda, come Ducati, che fa capo al gruppo Audi-Volkswagen. "Non credo che andremo assolutamente nella stessa direzione. Ritengo, anzi, che sia un percorso sbagliato che genera una riduzione di competitività", dice chiaro e tondo Domenicali a margine della presentazione della Festa con i piloti del 15 dicembre all’Unipol Arena.

"Quando i marchi sono boutique che fanno oggetti di straordinario lusso come Lamborghini, forse se lo possono permettere. Ma credo che se tutto il territorio produttivo andasse in quella direzione sarebbe un problema per i lavoratori, creando una perdita di competitività e una riduzione dei posti di lavoro", spiega il manager, chiarendo che operazioni del genere fanno crescere anche del 20% il costo del lavoro. Il rischio, in una contesto di grande competizione globale, è una “desertificazione” del tessuto produttivo. "Mi auguro che non si vada in quella direzione", ribadisce. Peraltro, anche in Ducati Motor è in corso la trattativa per il rinnovo dell’integrativo. "Stiamo lavorando per un accordo che sia di soddisfazione per tutti", assicura Domenicali, che lo scorso anno, in occasione della vittoria del mondiale di Moto Gp, aveva staccato un assegno da 1.000 euro per i lavoratori di Borgo Panigale.

Marco Principini

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