"Si vince con una forza di centro Il leader si troverà alla fine"

"Prima serve un programma solido e credibile, a lungo-medio termine, strategico per la città"

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"Non si parte dalla fine". Stefano Zamagni, economista, non vuole sentire parlare di candidature a sindaco. "Il leader – avverte – è il punto di arrivo di un percorso, non il punto di partenza".

Allora, professore, da dove si deve cominciare?

"Dal dare vita a un’aggregazione di centro".

C’è ancora spazio per un centro?

"In tutti i sistemi di democrazia liberale il centro è sempre stato l’asse portante dell’equilibrio politico".

Addio bipolarismo?

"Eliminare il centro come spina dorsale, smembrarlo una parte qua l’altra là, è stata una cosa vergognosa".

Pensa a un partito dei cattolici?

"Non si continui a confondere un partito di centro moderato con la questione dei cattolici in politica. L’esperienza della Dc è finita per sempre".

Chi potrebbe fare parte di questa aggregazione?

"Penso a un partito aperto a tutti, credenti e no. Persone con competenze, passione civile, capacità di disegnare il futuro a medio-lungo termine della città".

Tenute insieme da quale collante?

"La convergenza si realizza su una piattaforma, non su un’ideologia a monte".

Che risultato potrebbe ottenere, un nuovo centro, alle elezioni per il sindaco?

"Un’aggregazione di questo tipo a Bologna vincerebbe a mani basse. A condizione che la piattaforma di programma sia fatta come Dio comanda".

Non è un po’ troppo ottimista?

"Sia il centrodestra che il centrosinistra ci hanno abituato a proposte ridicole, di corto respiro. Per questo dico che, presentandosi con un disegno strategico per la città, una forza di centro vincerebbe. E sarebbe un bene anche per le altre forze politiche".

In che senso?

"Destra e sinistra sarebbero costrette a ritornare a pensare, a rimettersi in gioco. Dovrebbero gioco forza smettere di curare solo il proprio orticello, con una autoreferenzialità di cui la gente è stanca".

Ci vuole però un candidato sindaco.

"A suo tempo. Diamo vita a una aggregazione di centro che si presenti con la propria autonomia, sulla base di un programma solido, e solo dopo parliamo di candidato e alleanze".

Pensa a un candidato scelto con le primarie?

"Le primarie non selezionano mai il migliore. Ma il second best, il miglior secondo. Il migliore non può vincere, è un classico".

Lei ha sempre avuto parole di stima per Gianluca Galletti. Potrebbe essere lui il candidato ideale del ‘nuovo centro’?

"Il leader è il punto di arrivo, non di partenza. Anche De Gasperi uscì alla fine di un percorso. La priorità è un programma che sappia guardare lontano. Il leader emerge in corso d’opera, spontaneamente".

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