BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Tremila anni di Bologna: le stanze del Museo della Storia dovranno essere liberate

Il contratto di comodato a favore del Comune scade il 15 maggio. Domenica scorsa il museo ha ospitato duecento visitatori

L’ingresso principale della città: il tratto del decumanus maximus, oggi via Rizzol

L’ingresso principale della città: il tratto del decumanus maximus, oggi via Rizzol

Bologna, 30 marzo 2024 – Tremila anni di storia da chiudere negli scatoloni entro 47 giorni. Dalla Felsina etrusca ai giorni nostri, tutto da smontare. Una bella impresa quella del Museo della Storia di Bologna, il cui presente, come scritto nel contratto di comodato a favore del Comune di Bologna da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e Genus Bononiae, ha come scadenza il 15 maggio 2024. Sarà infatti quello il giorno in cui le chiavi di Palazzo Pepoli Vecchio, completamente libero da opere, video, scenografie del Museo, saranno consegnate alla nostra amministrazione. Si può ben immaginare quanto sia complicato smantellare 34 sale in così poco tempo.

La sala di Carlo V da sola, con la ricostruzione del corteo per il suo incoronamento attraverso grossi vetri stampati, alti fino quasi al soffitto, necessita di certo di attenzione, smontatori specializzati e tempo. Ci sono strade da scomporre (l’ingresso principale della Bologna etrusca, il tratto del decumanus maximus , oggi via Rizzoli), opere da restituire, gli strappi di Blu, pannelli, ricostruzioni, monitor, suppellettili, vetrinette piene di oggetti. Ma nel frattempo, per il Museo, non c’è ancora un giorno di chiusura comunicato, chi ci lavora non ha un termine di scadenza, non c’è un cartello che dia conto della parola "fine".

Tutto procede e, addirittura, da domenica scorsa, in giro per i 3.500 metri quadrati del Museo, sono circolati circa 200 visitatori al giorno, un bel successo, un’impennata di pubblico rispetto ai mesi precedenti. Sarà forse l’effetto dell’annuncio di una futura fine dell’istituzione culturale, anche amplificata dalla petizione lanciata da Cecilia Matteucci Lavarini a nome degli Amici del Museo, su Change.org? Eppure le prime tracce di qualcosa che sta cambiando sono individuabili a un occhio che già conosce il museo inaugurato da Fabio Roversi-Monaco nel 2012. La sala multimediale dedicata agli etruschi, ad esempio, ha perso le proiezioni. Ma è solo un sassolino nel mare di un meccanismo museale immenso che pare appena collaudato. E che ancora emana un investimento economico imponente. Del resto, pare che una ditta abbia contattato Genus Bononiae per acquistare la Sala delle acque, bellissima scenografia tra proiezioni e specchi, dove sembra di camminare nei sotterranei della città, nel mondo dell’acqua tanto cara a quella Bologna che mai fu narrata, come a Palazzo Pepoli.

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