Strage del 2 agosto, Pizzirani replica a Ciavardini. "Le vittime sono 85, è un impudente"

La replica: "Le nostre vite da allora sono cambiate"

Luigi Ciavardini (foto Schicchi)

Luigi Ciavardini (foto Schicchi)

Bologna, 10 maggio 2018 - Anna Pizzirani, Luigi Ciavardini si è definito, parlando con lei, l’ottantaseiesima vittima della strage. Cosa prova?

«Ciavardini è solo un impudente – dice la vicepresidente dell’Associazione parenti vittime della strage –, quello che ha detto mi ha lasciato basita. Non voglio avere niente a che fare con lui e con gli altri personaggi come lui».

Era la prima volta che parlavate?

«No, l’ho visto a tutti i processi, c’ero solo io all’epoca come parte civile. Lui veniva e mi vedeva. Aveva già tentato di parlarmi, sia a Bologna che in Cassazione. Ma poi ha sempre svicolato. Stavolta è venuto lui, mi ha salutato. Ma poteva fare a meno».

L’ha presa come una provocazione?

«No, non penso. Perché mi doveva provocare? Mi è venuto a salutare, è una persona educata, lo posso accettare. Non l’ho presa come una provocazione. Anche al processo di appello, verso Natale, mi fece gli auguri. Non gli risposi. Potevo mandarlo a quel paese, ma non l’ho fatto, sono una persona corretta. Certo però mi ha dato fastidio, poteva evitare».

Lui si definisce vittima.

«No, le vittime sono 85. Poi ci sono i feriti. Queste sono le sentenze. Lui si ritiene innocente, ma non è così. In primo grado fu assolto, sì, ma con una busta segreta di dissenso da parte di un giudice. In appello e Cassazione è stato poi condannato. Io mi attengo alle carte processuali. Questo hanno detto le carte. Ciavardini è stato condannato. E anche Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro».

Lei aveva sua figlia in stazione quel giorno.

«Sì, mia figlia aveva 11 anni, un periodo molto delicato. Il suo carattere è cambiato da quel giorno».

Come?

«Mia figlia non vuol più sentire parlare di quel giorno. E’ talmente forte lo choc che ha avuto, che si è chiusa. Non partecipa mai ai processi come parte civile, non va nelle scuole a parlare come faccio io per dare la mia testimonianza. Aveva un carattere solare, aperto, gioiso. Poi è cambiata e si è chiusa. Se l’è perfino presa con suo padre perché quel giorno la portò alla stazione. Pensate voi. Addirittura rifiutava la figura paterna. Noi siamo le vittime. Altro che Ciavardini».

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