Suicidio assistito, parola al giudice. Cappato: "Ora cambiamo la legge"

Il gip deciderà se accogliere l’archiviazione per gli attivisti che accompagnarono un’anziana a morire in Svizzera. L’associazione Coscioni: "Raccolta firme per ottenere l’aiuto medico al decesso volontario. La lotta continua". .

Suicidio assistito, parola al giudice  Cappato: "Ora cambiamo la legge"

Suicidio assistito, parola al giudice Cappato: "Ora cambiamo la legge"

Archiviare, iniziare un processo o sollevare una questione di legittimità costituzionale. Queste le strade su cui il giudice per le indagini preliminari, Andrea Salvatore Romito, si è riservato di decidere dopo l’udienza per la richiesta di archiviazione da parte del procuratore capo Giuseppe Amato nei confronti di Marco Cappato, Virginia Fiume e Felicetta Maltese, indagati per aiuto al suicidio. I tre, assistiti dagli avvocati Filomena Gallo, Francesca Re, Francesco Di Paola e Rocco Berardo, si erano autodenunciati tre giorni dopo avere accompagnato in Svizzera la signora Paola – 89enne bolognese affetta da una forma avanzata di parkinsonismo atipico –, lo scorso febbraio, per andare incontro a morte volontaria tramite autosomministrazione di un farmaco letale. Lo riferisce l’associazione Luca Coscioni durante un incontro al teatro Navile, in cui presenta anche l’avvio in Emilia-Romagna della raccolta firme per la proposta di legge popolare regionale ’Liberi Subito’, per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria, elaborata dall’associazione stessa. "Qualora la richiesta di archiviazione non fosse accolta dal giudice, abbiamo chiesto sia sollevata la questione di legittimità costituzionale – così l’avvocato Filomena Gallo, difensore di Cappato e coordinatrice del collegio legale dell’associazione Luca Coscioni –. Perché l’inerzia del Parlamento evidenzia una discriminazione tra i malati che sono costretti ad andare all’estero". Qualunque sarà la decisione del tribunale "la rispetteremo – aggiunge Marco Cappato –: siamo noi ad aver chiesto alla giustizia di attivarsi tramite autodenuncia, nell’inerzia totale di Parlamento, politica e partiti. Ci sono altre persone che ci hanno contattato: se non sarà un’aula del Parlamento saranno quelle dei tribunali a esprimersi".

g. d. c.

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