Testimoniarono il falso, ex Nar verso il processo

Strage alla stazione, notificati sei fine indagine: nei guai Fioravanti, Mambro e Ciavardini per le dichiarazioni rese durante le udienze di Cavallini

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di Nicoletta Tempera

Da testimoni a probabili imputati. La Procura ha notificato il fine indagine - atto che di prassi precede la richiesta di rinvio a giudizio - agli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati come esecutori materiali della strage del 2 agosto ’80 alla stazione, e poi a Stefano Sparti (figlio di Massimo, tra i principali accusatori dei Nar), Elena Venditti, all’epoca fidanzata di Ciavardini, e Giovanna Jeanne Cogoli, ex militante di Terza Posizione. Accusati tutti di falsa testimonianza, Fioravanti anche di calunnia, per le dichiarazioni rese in aula durante il processo a Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo in primo grado perché ritenuto il quarto uomo del gruppo che, quella mattina di agosto di 41 anni fa, portò l’ordigno a Bologna e nella sala d’aspetto della stazione, causando 85 morti e oltre 200 feriti.

L’inchiesta, coordinata dai pm Antonella Scandellari e Antonello Gustapane, prende le mosse dalla denuncia contenuta nelle 2.118 pagine delle motivazioni-trattato della sentenza Cavallini, dove il giudice della Corte d’Assise Michele Leoni riepiloga le "false testimonianze finalizzate a depistare un processo penale in materia di strage".

Oltre ai sei a cui è stato notificato il fine indagine, nelle motivazioni compaiono anche altri sei nomi, tra cui quello del generale Mario Mori, per anni al vertice del Sisde, di Flavia Sbrojavacca, ex fidanzata di Cavallini, e poi di Roberto Romano, Fabrizio Zani e Valerio Vinciguerra, che, per il momento, non hanno ricevuto l’avviso di fine indagine. C’è poi Pierluigi Scarano, non citato nell’avviso, a cui è arrivata la richiesta di elezione di domicilio.

Per la Procura, Fioravanti durante il processo a Cavallini avrebbe calunniato i magistrati Giorgio Floridia e Claudio Nunziata, accusandoli di favoreggiamento nei confronti suoi e di Mambro per aver cercato di indurli, nel 1982, a far ricadere la responsabilità dell’attentato su altri estremisti di destra nel frattempo deceduti, e dell’allora capitano dei Carabinieri Giampaolo Ganzer, che Fioravanti ha accusato di tentato omicidio ai suoi danni. "Una persecuzione? No, direi una brutta strategia – la replica dell’ex Nar, che come gli altri condannati si è sempre dichiarato innocente –. Qui si stanno denunciando 12 testimoni della difesa, si sta praticamente impedendo alla difesa di portare i propri testimoni. Staremo a vedere cosa accadrà. Noi la storia su Bologna la abbiamo sempre raccontata in un modo e sarà sempre così".

Intanto, domani in Assise partirà il processo ai mandanti della strage: imputati Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia nazionale, all’ex carabiniere Piergiorgio Segatel e a Domenico Catracchia, amministratore di condominio di alcuni immobili di via Gradoli a Roma in cui trovarono rifugio i Nar. A sostenere l’accusa davanti alla corte presieduta dal presidente del tribunale Francesco Caruso, sarà la Procura generale che, nel 2017, avocò a sé il procedimento dopo che la Procura ne aveva chiesto l’archiviazione. L’ipotesi degli investigatori è che la strage fosse stata pianificata fin dal febbraio del 1979, quando dai conti svizzeri di Licio Gelli partirono i primi soldi per finanziare i gruppi neofascisti e che Bellini abbia partecipato, come autore materiale, assieme a Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini all’attentato.

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