FRANCESCO MORONI
Cronaca

I lavori sulla Garisenda: "Siamo in linea con i tempi e con gli obiettivi fissati"

I lavori sulla Torre procedono con la messa in sicurezza in corso. La burocrazia non rallenta il percorso, ma si procede con attenzione e precisione. Successivamente si passerà al restauro e consolidamento. Le risorse finanziarie sono ancora da definire.

Bruni, come procedono i lavori sulla Torre?

"Ci tengo a ripetere che siamo ancora nella prima fase di messa in sicurezza. Stiamo andando avanti con tutta una serie di aspetti amministrativi, dopo aver definito le strategie. I nostri uffici stanno predisponendo gli atti per dare una struttura amministrativa e approvare tutte le attività che servono, a partire dai rapporti con le ditte interessate. Prima facciamo, meglio è. Anche perché dopo andranno presentati i progetti esecutivi conferiti, che la soprintendenza dovrà approvare". Raffaela Bruni, storica dirigente del Comune e capofila del ‘Comitato per il restauro della Garisenda’, fa il punto sullo stato dell’arte dell’intervento e su quelle che saranno le prossime mosse di Palazzo d’Accursio.

’Prima facciamo, meglio è’: siamo indietro?

"Siamo in linea con gli obiettivi che ci eravamo dati in questa prima fase. Avevamo annunciato che a maggio avremmo avuto a disposizione il progetto e l’obiettivo resta vedere i tralicci montati entro la fine dell’anno".

La burocrazia sta rallentando il percorso?

"No, anzi. Il modo di procedere che abbiamo scelto, cioè il voler utilizzare i cavalletti già in azione per la Torre di Pisa, è fortemente supportato dal punto di vista tecnico-amministrativo. Trattandosi di manufatti esistenti, bisogna conferire solo i contratti per alcuni adattamenti e la trattativa con l’impresa è diretta".

Altre opzioni erano troppo complicate?

"Le altre modalità al vaglio presentavano problemi abbastanza grossi. Abbiamo valutato tutte le ipotesi in campo e abbiamo deciso di utilizzare i cavalletti di Pisa, anche perché sono rimasti in buono stato. Abbiamo dovuto riprogrammare soltanto i software".

L’intervento di allora, infatti, fu molto diverso. Oggi il nodo principale resta quello di operare in un’area molto piccola?

"La Torre di Pisa era distante oltre 100 metri dai cavalletti. Noi parliamo di una zona estremamente circoscritta, piccolissima. Non possiamo aumentare la pendenza in modo da innalzare il punto di tiro, a causa della distanza ridotta, e così siamo costretti ad alzare la macchina".

Poi, completata la messa in sicurezza, subentreranno le fasi di restauro e consolidamento. Sulla prima, soprattutto, ci sono già idee?

"Saranno oggetto di linee guida ad hoc, che dovranno predisporre gli esperti. Queste fasi verranno dopo, insomma...".

Il gruppo di lavoro resterà lo stesso?

"Penso di sì, anche se chiaramente verrà ampliato, perché gli studi delle prossime fasi complicano l’intervento e richiedono competenze diverse, soprattutto in materia di restauro. È ancora tutto da vedere, ma penso proprio che sarà questa la direzione".

A livello di risorse, com’è il quadro?

"La messa in sicurezza ha quasi del tutto saturato la soglia di 5,2 milioni imposti dalla normativa. Poi ci sono le risorse del governo, quelle della Regione, le donazioni. Ad oggi, però, non sappiamo quanto costerà l’intera operazione".

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