Torna il Pride e pensa in grande "Alla sfilata 50mila persone"

Sabato la manifestazione Lgbtqia+, con servizio d’ordine anti-molestie e divieto di bandiere e manifesti politici

Sabato torna il ’Rivolta Pride’. Ma pensa in grande: portare sotto le Due Torri per la grande manifestazione a sostegno dei diritti e della piena autodeterminazione delle persone Lgbtqia+, 50mila persone. Quasi il doppio dell’edizione scorsa, che si era fermata a 30mila presenze. Al Pride bolognese, organizzato per il secondo anno consecutivo da una rete diffusa di attivisti, attiviste, collettivi e associazioni al grido ‘molto più di Zan’, il ddl contro l’omotransfobia che non passò in Senato l’anno scorso, si prevedono sette carri e zone di ‘decompressione’ con acqua e cuscini per chi vuole riposarsi al parco di Villa Cassarini, nel piazzale dedicato a Marcella Di Folco, attivista trans.

La partenza del corteo è alle 15.30 da piazza XX settembre, per poi proseguire in via Indipendenza, via dei Mille, piazza dei Martiri, via don Minzoni, passando davanti alla sede del Cassero, dove si ricorderanno i 40 anni di lotte per i diritti Lgbt e il primo ingresso nel 1982, per poi passare dai Viali e concludere la manifestazione ai Giardini Margherita, fino a piazzale Jacchia, dove sono attesi gli interventi di chiusura.

Massima attenzione, poi, all’accessibilità, spiegano gli organizzatori. Per questo la manifestazione sarà accompagnata solo dalla musica sui carri: all’interno del corteo non ci saranno bande o percussioni, per favorire l’inclusione delle persone ‘neurodivergenti’. Saranno anche distribuiti tappi per le orecchie.

Quest’anno sarà anche previsto un servizio d’ordine – che gli attivisti di Rivolta Pride hanno denominato ’Gruppo Simpatia’ – per garantire la sicurezza lungo il corteo. Una precauzione dopo gli episodi di molestie in alcuni locali denunciati dalle stesse associazioni. Da qui, i membri del ’Gruppo Simpatia’ avranno una fascetta al braccio per farsi riconoscere e prevenire eventuali episodi spiacevoli.

Rivolta Pride, infine, fa sapere che nel corso della manifestazione saranno vietate bandiere e simboli politici, così come simboli di associazioni sindacali o di categoria. Anche quest’anno, inoltre, sono state rifiutate le sponsorizzazioni perché "sono spesso le stesse aziende" che proclamano valori arcobaleno "a discriminare".

Non manca da parte degli organizzatori un pungolo all’amministrazione: "Bologna si racconta come la città più Lgbt friendly d’Italia – affermano –, ma spazi e risorse non sono sufficienti alle richieste. Vogliamo più spazi, anche autogestiti e siamo impegnati su più fronti per potenziarli". Il riferimento è anche alla necessità di infrastrutture per l’accoglienza di migranti e rifugiati Lgbt e centri antiviolenza ad hoc. Ma non solo. Gli attivisti del Pride chiedono agli enti locali anche un maggior impegno sulla formazione "per i dipendenti pubblici", in particolare quelli degli Urp e delle Ausl.

Tanti gli obiettivi del Pride, a partire dalla lotta alla violenza contro le persone Lgbtqia+ in tutti gli ambiti. Lavoro, sanità, scuole, carceri e centri di accoglienza. E proprio dal dire basta alle discriminazioni sul lavoro, tante le rivendicazioni presenti nel documento politico che accompagna la manifestazione. Tra i punti anche la richiesta di maggiore formazione ed educazione alla sessualità nelle scuole, una nuova legge sull’identità di genere basata sul consenso informato, lotta allo stigma per le persone con Hiv, una riforma del diritto di famiglia che riconosca anche la genitorialità Lgbt, la riforma della legge 104 e la decriminalizzazione del ‘sex work’, con un secco no al ddl Maiorino.

ros. carb.

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