Budrio, uccise la moglie e portò via i figlioletti, condanna ridotta in appello

Per Abderrahim Qablaoui che uccise la moglie Jamila il 23 febbraio 2013, pena ridotta dai 30 ai 18 anni. Caduta l’aggravante dei futili motivi

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Bologna 11 giugno 2015 - Condanna ridotta da 30 a 18 anni in secondo grado per Abderrahim Qablaoui, a processo per aver ucciso la moglie Jamila Assafa a Budrio , il 23 febbbraio 2013. L’uomo, 55 anni, marocchino come la vittima 30enne, la colpì al cuore con un coltello da cucina nella casa in cui vivevano con due figli piccoli, all’epoca di 3 anni e 16 mesi. Dopo il delitto l’uomo fuggì portandosi via i bambini. Ma, dopo un paio d’ore, si costituì ai carabinieri.

Prima di consegnarsi, lasciò i bambini a una sorella. Davanti alla Corte di assise di appello di Bologna si sono discussi i motivi di impugnazione della difesa di Qablaoui, assistito dall’avvocato Savino Lupo, intervenuto nel processo di secondo grado dopo i 30 anni per l’omicidio aggravato dal rapporto di parentela e dai futili motivi, inflitti dal gup Bruno Perla in rito abbreviato. In appello, accogliendo il ricorso del difensore, è caduta l’aggravante dei futili motivi e sono state riconosciute, seppur parzialmente, le attenuanti generiche. «Sono estremamente soddisfatto», ha commentato l’avvocato Lupo. «Sentenze come questa, in un delicato processo di appello tutto basato sul diritto - ha proseguito - riconciliano un avvocato con la giustizia. È il trionfo del diritto quando la gravità del fatto non prevale sugli elementi giuridici. Tutto questo lo dico con il massimo rispetto per la vittima: anche oggi l’imputato, reo confesso, ha chiesto scusa per quello che ha fatto».

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