Università di Bologna, crescono le matricole, crolla Giurisprudenza

I dati dei nuovi immatricolati: più 2%. Boom a Medicina e Scienze. Bene anche Lettere. Ubertini frena sulle facoltà a numero chiuso. "Extrema ratio"

L'inaugurazione dell'anno accademico in Santa Lucia (foto Schicchi)

L'inaugurazione dell'anno accademico in Santa Lucia (foto Schicchi)

Bologna, 18 dicembre 2018 - Crescono gli studenti dell’Università di Bologna. Nell’anno accademico in corso, gli immatricolati sono stati 24.743, ovvero il 2% in più rispetto a dodici mesi. Un salto in avanti trainato soprattutto dalle nuove scuole magistrali, dove i ragazzi sono cresciuti del 3,6%.

In particolare, ed è una piccola sorpresa, il boom c’è stato nella facoltà scientifiche: innanzitutto a Medicina (+6,8%), ma anche a Scienze (+6,1%), mentre fanno segnare crescite importanti anche Scienze Politiche (+6,4%) e Lettere (+3,5%). Chi non sorride, invece, è Giurisprudenza, che ha fatto registrare un -4% degli iscritti: nessun crollo, però, secondo il rettore Francesco Ubertini che vede esclusivamente “un calo fisiologico dopo anni di crescita”.

Per il rettore, comunque, l’ateneo, nel suo complesso, sta più che bene. Lo dicono i dati del bilancio 2019, il terzo dell’era Ubertini, che “consolidano le misure su cui abbiamo puntato in questi anni”. La più importante è senza dubbio quella fiscale. Con l’introduzione della ‘no tax area’ per gli studenti sotto i 23mila euro di Isee e altre agevolazioni analoghe, oltre un iscritto su due non paga le tasse a cifra piena: “Dal 17% siamo passati al 55% - spiega Ubertini -: circa 46mila studenti su 82mila, segnale che la manovra redistributiva ha funzionato”.

Anche perché gli introiti nelle casse dell’ateneo non ne hanno risentito più di tanto, anche grazie alla manovra correttiva dello scorso marzo: alla fine entreranno anche più risorse del previsto, quasi 100 milioni. L’Università, inoltre, ha aumentato gli investimenti in sostegno agli studenti, diritto allo studio e progetti di ricerca competitivi, confermando quelli edilizi e continuando a tagliare sul versante affitti: prima spendeva 11,6 milioni, nel 2019 scenderanno a 7, l’anno dopo a 5.

NUMERO CHIUSO - Il rettore Ubertini frena sull'introduzione del numero chiuso nei corsi universitari. "Solo se è strettamente necessario: deve essere una extrema ratio".  "A gennaio - prosegue - abbiamo in programma una discussione sui numeri programmati, ma il Paese in questo momento ha un drammatico bisogno di aumentare il numero di laureati". In ogni caso, sottolinea Ubertini, "ci possono essere anche soluzioni intermedie da vagliare". Ad esempio, l'introduzione di un test di ingresso che prevede una soglia minima di punteggio per l'accesso al corso ma senza un numero massimo di posti a disposizione".

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