Uno Bianca, nuovo permesso per Alberto Savi. La rabbia dei parenti: "Ennesima vergogna"

Il più giovane dei fratelli continua a seguire un programma di riabilitazione. La mamma di Otello: "Rieducato per 24 morti" . Pilastro, oggi le celebrazioni

Alberto Savi

Alberto Savi

Bologna, 4 gennaio 2022 -  Oggi sono 31 anni da quella maledetta sera del 4 gennaio 1991. Trentuno anni dalla morte di Mauro Mitilini, Andrea Moneta, Otello Stefanini, i carabinieri poco più che ventenni trucidati al Pilastro dai fratelli Savi. Roberto, Fabio, Alberto, i capi della banda della Uno Bianca che seminò il terrore tra il 1987 e il 1994 tra Emilia-Romagna e Marche, lasciando sull’asfalto 24 croci e più di 100 feriti.

Un anniversario che ogni anno Bologna ricorda con una cerimonia insieme all’associazione dei familiari delle vittime, alla Legione carabinieri, al Comune e alle istituzioni cittadine. Alle 10, infatti, la deposizione di una corona sul luogo dell’eccidio, alle 10.30 la santa messa nella chiesa di Santa Caterina.

"Ricordiamo tre giovani servitori dello Stato uccisi mentre erano in servizio in un agguato vigliacco e feroce – commenta il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – L’intera comunità si stringe ai loro familiari, a quelli di tutte le vittime della banda delle Uno Bianca e a Rosanna Rossi Zecchi, presidente dell’associazione dei familiari, che continua a battersi per la piena verità e la memoria di chi ha perso la vita in una delle pagine più buie della storia del Paese".  

NUOVO PERMESSO Intanto, nei giorni scorsi Alberto Savi, l’ex poliziotto cesenate del Commissariato di Rimini condannato all’ergastolo insieme ai fratelli Fabio e Roberto ha potuto usufruire di qualche giorno di libertà, lasciando temporaneamente il carcere di Padova. Il tutto grazie a un nuovo permesso premio – unico a goderne dei tre fino ad oggi – , come avvenne nello stesso periodo dello scorso anno.

La conferma è arrivata ieri da fonti carcerarie le quali hanno ribadito che il più giovane dei Savi "sta continuando, in maniera regolare, da anni un percorso di rieducazione", potendo godere di alcuni permessi per uscire. Nell’aprile del 2018 aveva ottenuto tre giorni e mezzo per le feste, con la possibilità di uscire a pranzo il giorno di Pasqua; e l’anno prima gli erano state concesse 12 ore da trascorrere in una comunità protetta. Lo scorso anno il giorno di Natale. Benefici di legge che vengono accordati ai detenuti ma che non possono non scatenare rabbia e amarezza nei parenti delle vittime.

LACRIME E PREGHIERE A partire da Anna Maria Stefanini, mamma di Otello che oggi da Roma salirà a Bologna come ogni anno: "Una vergogna – chiosa – che accade solo in Italia. Lo dobbiamo rieducare perché è un ragazzo che ha sbagliato una volta sola? Gli assassini che hanno ucciso 24 persone e ferite altre 103 devono essere rieducati? Ditemi perché si continua a farlo uscire? Alberto Savi, per caso, non c’era la notte del 4 gennaio?". La donna, proprio nelle settimane scorse, è rimasta vedova dopo la scomparsa dell’adorato Adolfo: "Per me questi sono giorni ancora più tremendi, mio marito non è morte il 6 dicembre 2021, bensì il 4 gennaio 1991.

Il primo ictus – sussurra in lacrime – lo ebbe il giorno del funerale di Otello. Aveva 49 anni, ma dalla scomparsa di nostro figlio non è stato più l’uomo di prima. Adolfo non è riuscito ad avere la ’vera’ verità, ma l’avrà dal cielo. Io, come ultimo desiderio, mi auguro di vederla ancora in vita perché tutti sanno che quella dei Savi è una verità prefabbricata. C’è un’inchiesta aperta e allora che si muova perché a noi oggi restano solo lacrime e preghiere".

VERITÀ "VERA" Un commento al nuovo permesso premio arriva anche da Ludovico Mitilini, fratello di Mauro: "Probabilmente, – spiega – come già detto anche dal magistrato Libero Mancuso, per l’orrore determinato in un’ampia area d’Italia e per il terrore scatenato, credo che i Savi andassero condannati per terrorismo. Ciò non gli avrebbe consentito di beneficiare di sconti e permessi vari. Negli agguati, il loro livello di rischio era sempre altissimo. Perciò mi domando: possibile che abbiano rischiato semplicemente per avere delle armi? Non credo proprio perché la verità è tutta un’altra".  

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