
Al centro, Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della Polizia locale di Anzola Emilia, durante il processo
di Chiara Gabrielli Bologna
Non ha mai smesso di guardare la moglie, non ha perso nemmeno una parola della sua testimonianza, durata poco più di un’ora. Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia imputato di omicidio volontario aggravato della ex collega 33enne Sofia Stefani, si è come riscosso dal torpore quando ha visto entrare in aula la compagna di una vita, Maria Elisabetta Gennari, che davanti alla Corte d’Assise presieduta da Pasquale Liccardo, nel processo di primo grado, ha riferito – con molta fatica, ma anche con grande fermezza – le circostanze della scoperta del tradimento del marito con la ex vigilessa e i fatti dei giorni precedenti l’omicidio, consumato al comando dei vigili il 16 maggio 2024. Sofia è stata uccisa da un colpo esploso dalla pistola di servizio di Gualandi, con cui lei aveva una relazione sessuale. La scoperta della loro storia, ha spiegato la teste rispondendo alle domande della pm Lucia Russo, avvenne il 29 aprile, quando Gennari sorprese il marito al telefono con Stefani. Il giorno seguente, lui "ammise la relazione, dicendo di averla interrotta a febbraio e che però lei insisteva perché lui andasse a vivere con lei". Gualandi però "mi disse che aveva già fatto la sua scelta: voleva restare con me, in famiglia", anche se poi la pm le ha fatto notare che, in realtà, il rapporto tra i due proseguì anche dopo la scoperta del tradimento. In quei giorni Stefani "chiamò ripetutamente mio marito", tanto che, a un certo punto, "gli dissi di rispondere e di mettere in viva voce". Però "lei mi insultò, poi disse ’Allora come la mettiamo con il figlio che ho in grembo?’, ma mio marito mi fece un cenno come a dire che era impossibile". Sofia "voleva che ci incontrassimo tutti e quattro - io, Giampiero, lei e il suo fidanzato- per chiarire la situazione", ma quell’incontro non ci fu mai.
Dopo la scoperta della relazione del marito, "non ho dormito, pensando ai mille modi per farla finita. Lui mi disse che aveva avuto la stessa idea e che avrebbe fatto molto prima di me, perché gli sarebbe bastato andare in ufficio e prendere la pistola".
Il 5 maggio "mi disse di essere distrutto per il dolore che aveva causato a me e ai figli e che non sapeva spiegarsi come tutto questo fosse successo, ma il fatto che io l’avessi scoperto e ne stavamo parlando gli dava la speranza di poter stare insieme". Gualandi, ha spiegato la moglie, "aveva riconosciuto quella relazione come un errore e aveva deciso di sospenderla, ma lei ha continuato a insistere. È ovvio che lui non ha retto".
Ieri in aula è stato sentito anche Piero Bernardi, ex amante di Stefani, che ha raccontato della loro relazione tormentata: "Mi sono anche rivolto a un centro antiviolenza" per le "continue aggressioni di Sofia", ma "mi hanno riso in faccia perché sono un uomo grande e grosso. Una volta, ho chiamato il 112, me la ritrovavo ovunque, a casa, al lavoro, anche alle partite di basket di mio figlio". Il fidanzato di Sofia, Stefano Guidotti, ha raccontato che lei "era bipolare, borderline", poi dei lividi con cui spesso tornava a casa, che "Gualandi le aveva fatto molte promesse lavorative". L’amica della vittima, Antonella Gasparini, ha parlato di "rapporto tossico" con Gualandi, "mi sembrava che la stesse usando".