Zaki scarcerato, gli amici: "È una vittoria"

Patrick, l’iscritto Unibo arrestato al Cairo, è libero, ma non ancora assolto. Il compagno di corso: "Dopo 22 mesi finalmente c’è speranza"

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di Francesco Zuppiroli

Sembrava se lo sentisse, mamma Hala. Lei che per la prima volta da mesi era presente ieri mattina al tribunale di Mansura, per assistere alla terza udienza del processo a Patrick Zaki. Sembrava lo sapesse, con quel sesto senso che lega ogni madre al proprio figlio, che ieri lo studente egiziano dell’Unibo ormai trentenne e in carcere da 22 mesi, dall’arresto avvenuto il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, sarebbe stato finalmente scarcerato. Lui che anche ieri, nell’udienza durata appena 4 minuti prima del nuovo rinvio al primo febbraio, si è presentato vestendo il bianco degli imputati, per rispondere all’accusa di diffusione di false informazioni. Un’accusa che non è però ancora caduta, poiché Zaki, seppure scarcerato a cavallo di ieri sera e questa mattina, "non è stato assolto".

IL FUTURO

Il prossimo passo del processo sarà appunto il primo febbraio 2022, una data in vista della quale i legali di Zaki hanno chiesto di avere accesso a tutte le prove, i filmati e i verbali che ingrossano il fascicolo dell’inchiesta a carico dello studente. Una prossima udienza che però questa volta Patrick Zaki non aspetterà nelle celle del carcere cairota di Tora o nella prigione di Mansura, dove era stato da poco trasferito. Zaki è stato rilasciato, questa la decisione a cui sono seguite le urla di gioia della famiglia e dei diplomatici italiani presenti a Mansura, a uno dei quali, informatosi sulle sue condizioni prima dell’udienza, Zaki ha risposto: "Bene, bene, grazie".

LE REAZIONI DEI COMPAGNI

Un urlo di gioia per la scarcerazione di Patrick Zaki che ha presto risalito il Nilo e saltato il Mediterraneo, arrivando dall’Egitto a Bologna e più precisamente alla comunità universitaria, che non vede l’ora di poter riabbracciare il proprio compagno. Un momento di felicità che ha pervaso chi ha frequentato il master Unibo ’Gemma’ – a cui Zaki è iscritto – come nel caso di Rafael Garrido, studente venezuelano e compagno di Patrick. "Quando ho saputo la notizia – racconta – ero in stato di choc. Perché erano 22 mesi che aspettavamo buone notizie senza mai riceverne. Ci ho messo un po’ a realizzalo". Ma subito dopo aver capito cosa fosse appena successo, Rafael si è lasciato andare. "Sono felicissimo per lui, per la sua famiglia. Questa scarcerazion è una vittoria anche per noi amici che in tutto questo tempo non abbiamo smesso di lottare per Patrick".

LA LOTTA CONTINUA

Ma la scarcerazione non è un punto di arrivo, anzi. "Ora ancor di più è importante tenere alta l’attenzione – continua Rafael Garrido –. La storia non finisce qui e Patrick dovrà ancora affrontare il processo. Perciò noi amici e compagni continueremo a lottare per dargli sostegno". C’è però un traguardo da festeggiare e condividere con "i nostri amici e compagni, che go subito sentito dopo avere saputo della scarcerazione. Siamo tutti emozionati da questa notizia e felici per Patrick, che è un bravissimo ragazzo, una persona solare, uno studente brillante, che ha dovuto sopportare un periodo difficilissimo". Ventidue mesi di carcere per la precisione, presunti maltrattamenti, una gabbia contro cui, all’esterno però, nessuno ha mai smesso di battersi.

FRONTE UNITO

"Secondo me l’Italia sta dando un grande sostegno a Patrick. Così come Bologna e l’Unibo. Lo vediamo nelle tantissime manifestazioni, nelle cittadinanze onorarie – conclude il compagno di Zaki –, a cui però ne manca una, la più importante: quella italiana. Sono convinto che questa possa risultare determinante nell’assicurare a Patrick un futuro sereno, di nuovo fra noi, a Bologna. Per completare quel ciclo di studi a cui teneva tanto e che a causa della reclusione non ha potuto portare a termine".

LA GIOIA DI TUTTI

Non solo Rafael Garrido, i profili social di amici e compagni di corso di Zaki sono un fiume di emozioni, di affetto, di gioia. Come quella espressa in un lungo post da Giada Rossi. "Dopo quasi due anni, il nostro amico uscirà di prigione – scrive –. Da quella prigione in cui gli sono stati rubati mesi e mesi di vita per crimini che non ha mai commesso. La notizia mi è arrivata in un apparente martedì qualunque. Finalmente una buona notizia. L’emozione mi inonda: scoppio in lacrime e rido e piango e rido ancora e un po’ urlo pure". Messaggi di gioia e di speranza condivisi anche dalla compagna di corso Sofia Selighini: "la gioia di sapere che Patrick sarà scarcerato unita alla determinazione con cui continueremo a lottare perché sia assolto e possa finalmente tornare a studiare a Bologna". Perché ora la scarcerazione suona proprio come un punto di partenza sulla strada che tutta la città si augura riporti presto Zaki sotto le Due Torri. Al sicuro. E libero.

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