Libri, Montefoschi: "Bologna si fa amare"

Oggi alla Coop Zanichelli l’ultimo romanzo ‘Dell’anima non mi importa’: "Tradire è sempre un po’ morire"

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Bologna, 27 maggio 2022 - "Bologna è un’emozione. Davvero. Bologna è un dolcissimo ricordo. Bologna è l’Osteria del Sole, dove, molti anni fa, la mia consuocera, Patrizia, organizzò una bellissima festa per il compleanno di suo marito. Tanto vino e tanta allegria. Un’allegria contagiosa, perché Bologna include. Si fa amare e ti ama".

Giorgio Montefoschi è in treno. È appena partito da Roma per venire a presentare, alla libreria Coop Zanichelli di piazza Galvani (alle 18), il suo ultimo romanzo: Dell’anima non mi importa , edito dalla Nave di Teseo.

Montefoschi, il suo è un libro che...

"Scusi, la interrompo un attimo. Bologna è un’immagine fissa del mio essere scrittore e uomo. Da ragazzo, quando non c’era ancora tutta l’Autostrada del Sole e andavamo in vacanza al Nord, facevamo tappa a Bologna. Lunghe discussioni con mio padre su quale trattoria scegliere. Poi, lunghe bevute di Lambrusco da cui sempre mio padre usciva un po’, come dire, stordito. Un appuntamento fisso. Un appuntamento agognato tutto l’anno".

Nel suo ultimo romanzo si parla del tradimento, tema classico in letteratura (basti pensare a Flaubert o Stendhal)...

"Sì, e ne esce fuori che tradire è un po’ morire. Lui, lei, l’altra. Anche se le cose si ricompongono, la cicatrice resta. Resta perché si uccide un sentimento potente, totalizzante. Meglio: lo si corrompe. E le tracce restano. Indelebili".

Lei è l’erede di Moravia si dice da tempo...

"Da troppo tempo. Ora basta. Lo dico con franchezza. Con serena franchezza. Mi spiego. Lo scrittore è debitore a tutti gli altri scrittori: sono modelli, magari anche inconsci. Ma maestri non ve ne sono. La letteratura non si può codificare".

Modelli di che?

"Di tutto, ma soprattutto di immagini. Esempio: tempo fa tornavo dal Veneto e tra Ferrara e Bologna mi è venuto in mente il grande Giorgio Bassani . Ho subito rammentato la scena del romanzo Gli occhiali d’oro, quando gli studenti si ritrovano alla stazione di Ferrara per andare all’università di Bologna. Ecco questo piccolo fatto dimostra la potenza della letteratura. Dimostra la funzione salvifica della letteratura".

Lei fa una scaletta prima di scrivere un romanzo?

"No, sono uno scrittore cieco. Il che, sia chiaro, è una fatica pazzesca. Non sai mai che cosa succede il giorno dopo. Io non ci dormo la notte".

Il terrore di mettersi davanti al computer?

"Il terrore di impugnare la mia Mont Blanc, la mia fedelissima stilografica. Il terrore di non sapere se ho scritto una schifezza o una cosa bella... I lettori che dovranno decretare se ho fatto bene o male. Un’impennata di adrenalina".

Come si sentirà oggi Montefoschi in terra straniera?

"Macché terra straniera! I miei nipoti vivono dalle parti di piazza Galvani...".

 

 

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