La psicologa Maria Rita Parsi: "Droga, si parli degli effetti"

"Su temi così delicati, è necessario il controcanto. Adolescenti in crisi, aumentano le baby gang: ora formiamo i formatori"

Maria Rita Parsi, psicologa, scrittrice e psicoterapeuta

Maria Rita Parsi, psicologa, scrittrice e psicoterapeuta

Bologna, 9 giugno 2022 - "Il dialogo va bene. Ma quando si parla di temi come la cannabis non si può fare con superficialità. Bene invitare i genitori per discutere di questi temi, ma non possono mancare esperti che parlino anche degli effetti che le droghe hanno sul cervello".

La psicologa Maria Rita Parsi mette l’accento sulla necessità di ascoltare i giovani, sempre più in difficoltà e a disagio, senza punti di riferimento. In più, con pandemia e la guerra in Ucraina, la situazione per i nostri ragazzi è sempre più complessa.

Qual è la ricetta per rispondere al disagio giovanile?

"In estrema sintesi: formare i formatori. E per formatori intendo certamente la scuola, ma anche le famiglie. Serve prevenzione. Sia per le droghe, ma anche per l’aumento della violenza che ha portato in questi ultimi due anni anche a un aumento delle baby gang di giovanissimi".

Il fenomeno delle baby gang è molto aumentato anche nella nostra città...

"Gli adolescenti non hanno più punti di riferimento. E anche la comunicazione, penso a quella virtuale ad esempio, non aiuta. Chiediamoci: perché i ragazzi si sballano? Perché reputano la vita con poco senso, poco interessante. E allora si chiudono, facendosi le canne, abusando di alcol. Cercano distrazioni, di uscire da famiglie disfunzionali".

Il sindaco Matteo Lepore ha difeso l’iniziativa dei consiglieri di maggioranza a proposito della presentazione di una guida sulla cannabis...

"Serve conoscenza, competenza, per parlare di certi temi. Il libro ’Mamma mi faccio le canne’ fa discutere? Ok. Ma serve il controcanto. Usiamolo come innesco per approfondire. Per parlare di disagio giovanile. Dispersione scolastica. Necessità di dare una mano ai ragazzi per evitare violenze, bullismo, abusi".

Lei dice che si devono ’formare i formatori’: crede che non si stia facendo abbastanza?

"Bisogna educare i nostri ragazzi alla diversabilità e alla progettualità per il futuro. In questo contesto, dove l’angoscia di morte tra virus e guerre la fa da padrona, la rabbia e la paura crescono. Questo porta più violenza, adolescenti e pre adolescenti che si mettono insieme e accrescono la loro aggressività. Per questo si deve prevenire. Guardando con grande attenzione alla salute mentale. Che è la prima cosa. Se c’è la salute mentale, c’è anche la salute fisica".

Famiglie e scuola sono all’altezza del compito educativo?

"Si deve accrescere il dialogo tra genitori e insegnanti. La scuola dev’essere un centro culturale polivalente, con i ragazzi che andrebbero ospitati dalla mattina alla sera. Serve, insomma, un collegamento solido tra scuola e famiglia".

 

 

 

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