Omaggio a Pasolini e Roversi a Bologna, nelle lettere i sogni e i progetti dei futuri poeti

All’Archiginnasio in mostra 39 documenti inediti, foto e cartoline, che raccontano il legame tra i due intellettuali

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Bologna, 7 luglio 2022 - Il primo settembre 1939 due studenti del liceo Galvani erano seduti su una panchina dei Giardini Margherita quando un uomo in bicicletta passò urlando che Hitler aveva invaso la Polonia.

Quei due giovanotti si chiamava Roberto Roversi e Pier Paolo Pasolini , erano quasi coetanei (PPP aveva un anno in più) e stavano fantasticando sulla nascita di una pubblicazione, ‘Eredi ’, che non avrebbe mai visto la luce. Una rivista però i due a metà degli anni ‘50 riuscirono a fondarla, eccome: si intitolò ‘ Officina ’, vide Francesco Leonetti fra i fondatori e ben presto rappresentò (anche grazie alle collaborazioni di Calvino, Sciascia, Gadda e Ungaretti) un punto fermo nella letteratura italiana del ‘900.

I fitti rapporti fra i due intellettuali rivivono adesso in una mostra piccola e preziosa, curata da Antonio Bagnoli e ospitata fino al 27 agosto al primo piano dell’Archiginnasio. Si intitola ‘Da poeta a poeta ’, è organizzata dal settore biblioteche del Comune diretto da Veronica Ceruti e ricostruisce, attraverso 39 documenti inediti, il carteggio fra i due. Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Pasolini , ma si ricordano anche i 10 anni dalla morte di Roversi a cui da settembre sarà dedicata una serie di iniziative. Non è la prima volta che l’Archiginnasio offre un focus su Roversi: alla prima mostra del 2010 dedicata al lavoro di editore e intitolata ‘Fogli da bruciare’ ne seguirono una dedicata al disegno e una terza ai libri d’autore. Delle discussioni bolognesi prima della guerra c’è traccia nelle lunghe lettere che fra il 41 e il ‘42 Pasolini scrive da Casarsa ai tre amici Serra, Leonetti e, appunto, Roversi. Quelli con cui avrebbe pubblicato la prima raccolta di poesia alla libreria antiquaria Landi di Bologna.

E’ però a metà degli anni ‘50 che il carteggio fra PPP e il futuro poeta di Lucio Dalla si infittisce, anche alla luce dell’ideazione di ‘Officina’ . Le curiosità in mostra (i materiali vengono dall’archivio delle edizioni Pendragon) si sprecano. C’è la lettera nella quale la madre di Pasolini implora l’amico bolognese di censurare alcuni versi violenti del figlio contro il Papa (questa fu, tra l’altro, una delle cause del recesso di Bompiani da ‘Officina’ dopo 14 numeri); ci sono le cartoline (una dall’India di PPP, Moravia e Morante indirizzata nel ‘61 a Roversi); ci sono le immagini (quelle scattate all’interno della libreria Palmaverde nel ‘57 ma anche una foto di gruppo con Paolo Volpon i a San Luca dopo una partita del Bologna).

E poi manoscritti, prove grafiche, appunti. Nel ‘63 il carteggio fra i due si interrompe. Cambiano i tempi ma non sparisce l’amicizia.