Elezioni politiche 2022, Serracchiani a Bologna: "Mai al governo con la Meloni"

La capogruppo Pd alla Camera alla Festa dell’Unità: "Con lei non esiste un tema di un’unità nazionale. C’è una distanza siderale tra noi e loro"

Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera sul palco della Festa dell’Unità

Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera sul palco della Festa dell’Unità

Bologna, 7 settembre 2022 - «Non esiste un tema di un’unità nazionale con Giorgia Meloni, c’è una distanza siderale tra noi e loro, è un argomento che non esiste e non esisterà. Quello che ha detto Calenda è profondamente sbagliato". Ha messo subito i pensieri in fila Debora Serracchiani – capogruppo uscente alla Camera del Pd – ieri sera ospite della sala dibattiti ‘David Sassoli’ alla Festa dell’Unità del Parco Nord.

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"Del resto, le divisioni sull’idea di mondo sono chiare: scuola e sanità pubbliche o private? Europa o Putin"?, ha argomentato Serracchiani davanti a esponenti dem del territorio come i deputati Andrea De Maria e Luca Rizzo Nervo e la segretaria provinciale Federica Mazzoni.

La Meloni "viene da quattro anni di opposizione a quattro governi, a questa tornata elettorale corre i 100 metri partendo 50 metri avanti. Noi dobbiamo spiegare alle persone perché siamo l’alternativa. Invece il Terzo Polo, questa è la rappresentazione plastica, sta facendo la sua corsa politica soltanto sul Pd, non sulla Destra. E fa confusione per l’elettorato".

Prima del dibattito, Serracchiani ha salutato i volontari dei ristoranti ("sempre straordinari"), poi si è rituffata nella sfida elettorale. "L’allarme democratico evocato dal segretario Enrico Letta non lo sottovaluterei: siamo davanti alla prima elezione con la possibilità che a vincere sia la Destra, non il centrodestra. Come Pd abbiamo dato dei numeri per spiegare come il pericolo democratico sia anche nel modo in cui siamo chiamati a votare. Con il Rosatellum, con oltre il 40% del consenso puoi avere il 70% dei seggi. E con questa unità di grandezza puoi cambiare la Costituzione. La Destra ha già detto che con questi presupposti sarebbero pronti a introdurre il presidenzialismo e oggi, con il caro-bollette, l’inflazione alle stelle, i cambiamenti climatici, è quell’allarme democratico che evochiamo".

Poi il richiamo al voto utile. "Tutti i voti che vengono dati a terzi o quarti poli sono dati direttamente alla Meloni. Non lo diciamo noi, la legge elettorale è fatta così. Il rischio è che ci sia una vittoria della destra nel momento in cui il Paese avrebbe bisogno di un governo stabile – ha aggiunto Serracchiani –, con le proposte coperte finanziariamente, forte in Europa. Chi vince, il giorno dopo deve fare la legge di bilancio. Io dico che i sondaggi sono diventati strumenti di lotta politica e nulla è scontato, alle ultime Regionali in Emilia-Romagna sono stati smentiti. Andiamo a votare, tenendo ben chiaro in testa che questa Destra, nelle Marche, sta impedendo alle donne di abortire, contravvenendo a una legge nazionale".

Ancora, la stilettata agli ex alleati pentastellati. "L’M5s di Grillo e Conte ha fatto una scelta ingiustificata. Si sono autoarchiviati nel rapporto con il Pd, abbiamo tentato fino all’ultimo di salvare il salvabile, ma Conte ha preferito seguire i sondaggi".

Onesta sul Jobs Act. "All’epoca lo appoggiai e lo difesi, e posso aggiungere che nel Jobs Act c’erano diverse cose importanti: ha eliminato le dimissioni in bianco che si chiedevano alle donne quando rimanevano incinte, è il Jobs Act che ha introdotto il lavoro agile. Lì troviamo la riforma degli ammortizzatori sociali, buttare il bambino con l’acqua sporca non mi pare giusto – ha detto Serracchiani riferendosi alle parole di Letta, che ha ’celebrato’ il superamento di quella riforma voluta da Matteo Renzi –. Ma la comunicazione sull’articolo 18 fu completamente sbagliata, e oggi il Jobs Act può dirsi superato perché è cambiato il mondo, il mercato del lavoro cambia assieme al contesto. Adesso salari e stipendi non reggono più e stanno perdendo molto più velocemente il potere d’acquisto rispetto al passato".

Infine il passaggio sui test alla facoltà di Medicina ("Giusto mantenere il numero chiuso, ma bisogna almeno raddoppiare gli ingressi in quelle facoltà rispetto a quelli previsti oggi") e sul caro-energia. "C’è stato un enorme gioco speculativo, anche lì bisogna intervenire. Nel nuovo decreto aiuti, attualmente in discussione, abbiamo corretto la norma sugli extraprofitti e recuperiamo 10 miliardi di euro".

 

 

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