Poli, i sarti della saldatura ad alta precisione / VIDEO

Fondata da Dante 55 anni fa, e ora condotta dalla figlia Claudia. Il segreto del successo restano i rapporti umani

Al centro Claudia Poli: con lei i genitori Elena Obici e Dante Poli, fondatore dell’azienda, e il marito Giorgio Zaniboni

Al centro Claudia Poli: con lei i genitori Elena Obici e Dante Poli, fondatore dell’azienda, e il marito Giorgio Zaniboni

Bologna, 26 giugno 2018 - E' come entrare in una famiglia. L’atmosfera è esattamente quella, alla Poli. Un’azienda dalla spiccata specializzazione, con una storia di 55 anni alle spalle, internazionale, in cui la centralità del buon rapporto umano non si è mai smarrita. E in effetti la realtà di Castel Maggiore è anche questo, una famiglia. Nella sostanza prima di tutto, perché la storia dell’azienda, partner tecnico di riferimento per saldature di alta precisione e componentistica meccanica speciale, è legata a quella dei Poli: di Dante che l’ha fondata nel 1963 e oggi di Claudia, sua figlia, direttore generale e manager che la sta conducendo nei mercati internazionali. «Se nel 1963 immaginavo una simile crescita? No, ero partito in una bottega...» racconta Dante. «Guardiamo avanti con ambizione e fiducia: le sfide che ci attendono sono molteplici» aggiunge Claudia. Impegnata a traghettare la Poli nel futuro.

Il core business è la saldatura ad alta precisione. Chi sono i vostri clienti?

«La produzione è suddivisa in pianificazione di linea e in lavorazioni estemporanee fuori linea, ed è in grado di supportare la realizzazione di componentistica speciale per ambiti che vanno dal food & beverage al medicale, passando per nautica, automotive, packaging e anche altri settori di nicchia. Ci occupiamo dell’intera filiera di lavorazione dell’acciaio e di altre leghe speciali dal titanio all’alluminio, dal rame agli acciai legati. Copriamo l’intero ciclo di vita del manufatto, partendo dalla progettazione Cad al collaudo finale».

Come si battono i competitor?

«Curando i dettagli. E infatti noi vogliamo sempre una finitura a regola d’arte».

Saldare è un lavoro sartoriale?

«Lo è. C’è da considerare che il comparto è cambiato molto, perché alla saldatura manuale si sono affiancati i procedimenti semiautomatici o automatici. Proprio la cura dei dettagli è la costante. Gli altri elementi fondamentali sono l’attenzione ad ambiente, qualità e sicurezza, e abbiamo delle certificazioni di cui siamo orgogliosi, oltre alla capacità di portare avanti un rapporto costante con il cliente».

Cosa significa in concreto?

«Abbiamo un servizio, il Poli-dedicato, che è stato pensato proprio in quest’ottica: sviluppiamo ciò che il cliente apprezza. E prevediamo la consegna di campioni pilota in fase di studio e realizzazione del progetto».

Industria 4.0 vi aiuta?

«Sì, perché ci ha permesso il rinnovamento del processo aziendale».

Il 2017 è stato l’anno dell’approdo all’estero.

«Abbiamo mosso i primi passi sul mercato spagnolo. Cresceremo ancora».

È la sfida più importante per Poli?

«In prospettiva sì: l’internazionalizzazione è un processo stimolante, ma molto complesso».

È vero che è sempre più difficile trovare saldatori?

«La difficoltà nel reperire certe figure professionali, che effettivamente esiste, va combattuta con un’adeguata formazione. È quello che facciamo noi: c’è anche chi entra, non conoscendo il lavoro, e poi finisce per innamorarsene».

Insomma, siete dei plasmatori...

«Qui lavorano saldatori e saldatrici. Sì, perché questo è un mestiere non solo per uomini. Da noi sono impegnate donne bravissime».