Concerto Bologna 5 aprile, Diodato vuol fare rumore: "Basta guerre"

Il vincitore di Sanremo 2020 sarà stasera in piazza Maggiore. "In Europa si sta svolgendo un film apocalittico, dobbiamo reagire"

Antonio Diodato, 40 anni, ha vinto Sanremo 2020 con il brano 'Fai rumore'

Antonio Diodato, 40 anni, ha vinto Sanremo 2020 con il brano 'Fai rumore'

Bologna, 5 aprile 2022 - "È nato tutto dal cuoricino con cui ho risposto al tweet de La Rappresentante di Lista", spiega Antonio Diodato nell’attesa di salire questa sera sul palco di ‘Tocca a noi - Musica per la pace’ in Piazza Maggiore. "Un gesto che significava: io ci sono. Poi l’iniziativa s’è concretizzata e ora sono felicissimo di esserne parte".

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Cosa eseguirà? "Vorrei cantare un paio di pezzi tra cui Fai rumore, perché oggi è necessario che l’umanità faccia sentire il suo rumore. Un rumore assordante".

Qual è il senso profondo di certi eventi? "A Taranto ogni anno ne organizzo uno che va più o meno nella stessa direzione. Il senso è quello di incontrarsi, di riconoscersi, di rendersi conto che siamo in tanti a condividere una certa idea di cambiamento. Non so se la musica possa cambiare le cose, di certo è un grande amplificatore di messaggi. Sottopalco ci si rende conto che c’è una (bella) parte d’umanità che non sopporta più guerre, mancanza di lavoro, disparità sociale. Poi ognuno è chiamato ad interrogarsi su cosa può fare nel suo piccolo perché certe cose non accadano più".

E lei che risposte s’è dato? "Intanto mi sono chiesto perché siamo tutti così toccati da quanto sta accadendo in Ucraina. La risposta è stata che non pensavamo più che certi eventi potessero accadere alle porte d’Europa, a due passi da quello che, pur con tutte le imperfezioni del caso, consideriamo il cuore democratico del pianeta. Ma finché l’equilibrio di pace si baserà su squilibri come la folle corsa agli armamenti delle Superpotenze non faremo che gettare le basi per le guerre del futuro".

Come si pone davanti al fatto che in Ucraina sono le armi fornite anche dall’Occidente a consentire all’oppresso di resistere all’oppressore? "È una delle contraddizioni con cui ho più difficoltà a fare i conti. Ma si tratta di un fatto innegabile. La colpa è anche nostra: quando nel 2014, in quella parte del mondo, la geopolitica ha iniziato a cambiare, per convenienza ci siamo voltati dall’altra parte. Nel campo energetico siamo pure colpevoli di aver continuato a rimandare gli investimenti che, oltre a migliorare le condizioni ambientali del mondo, avrebbero permesso di svincolarci da minacce, pressioni e condizionamenti che invece oggi dobbiamo subire".

Perché la canzone comincia a muoversi solo ora? "Credo che gli artisti, come tutti gli altri esseri umani, all’inizio si siano sentiti impotenti davanti al dramma e alla distruzione. Ci siamo ritrovati improvvisamente spettatori di una guerra combattuta sul campo come sui social. Qualcosa che ti prende e ti tira dentro un film apocalittico a cui non eravamo preparati. Un incubo arrivato a falcidiare le speranze di ripresa che avevano iniziato ad intravedere in fondo al buio dei due anni di pandemia".

 

 

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