Fadi: "Bologna, una città ideale... manca soltanto il mare"

Il cantautore romagnolo rievoca gli anni nella nostra università. Tra il Pratello e due venditori ambulanti

Fadi

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Bologna, 9 marzo 2021 - Thomas O. Fadimiluyi, in arte Fadi , si presenta all’edizione di Sanremo 2020 con il singolo Due noi, che parla del suo periodo universitario a Bologna, fra amicizie, compagni di corso e storie d’amore, con il ritornello "per le strade di Bologna, per le strade di Bologna", che gli ha regalato oltre 2 milioni di stream su Spotify. Nasce a Rimini, da mamma italiana e papà nigeriano, con cui vive a Riccione, per poi trasferirsi a Bologna per frequentare Economia, città che porta ancora nel cuore. Com’è stato il primo impatto con Bologna? "Il primo impatto con Bologna è stato un po’ faticoso, principalmente perché non riuscivo ad orientarmi. Non avevo un punto di riferimento chiaro come il mare da noi". Mezzi di locomozione? "Tutti gli anni prendevo il mio scooterino e venivo su a Bologna dalla riviera con la chitarra in mezzo alle gambe. Fra pause, perché lo scooter non si cuocesse, e schitarrate nelle piazzole di sosta, mi facevo quattro ore buone". Posti frequentati? "Giravo tutta via Zamboni, il triangolo Scaravilli- Puntoni-Verdi, il Pratello. C’erano Parara e Toni e grandi compagni di corso, che sento ancora quando suono in giro". Chi sono Parara e Toni, che cita in ’Due noi’? "Erano due venditori ambulanti, presenza costante della zona universitaria, con cui condividevamo la quotidianità. Toni era un vero signore. Ti chiedeva come stavi, ma lo chiedeva davvero. Parara era un grande, purtroppo è venuto a mancare. Veniva lì e ti diceva ’Pararara, Juve, Inter, Milan’. Gli dicevi la tua squadra e lui attaccava a dirti tutta la formazione". Cosa le hanno lasciato gli studi universitari? "Non sono mai stato una cima dello studio. Sono stato bocciato una serie di volte. Alla fine delle superiori degli amici mi hanno preso di petto chiedendomi cosa volessi fare con l’università. Ho avuto la possibilità di frequentarla facendo qualche lavoretto. Sono molto appassionato di moto e alla fine dell’ultimo anno ho portato come tesi un’analisi, attraverso dei modelli economici, del campionato italiano e spagnolo di Moto3. Lì ho capito che se lo studio è fine a se stesso non funziona, se invece è in relazione a una passione la fatica c’è ugualmente, ma diversa. Se lo studio è uno strumento diventa è tutta un’altra cosa studiare". Cosa vuole comunicare con la sua musica? "La mia musica è come un diario ed è sempre in evoluzione. Canto delle cose che mi circondano, perché per raccontare di sé è necessario descrivere quello che hai attorno". Le sue sono canzoni da cantare tutti insieme... "Beh, le ho scritte anche per questo: per stare con gli amici. Nasco come chitarrista da spiaggia, che suona al mare con gli amici. Poi, porca miseria, quando senti che il pubblico attacca a cantare con te percepisci delle vibrazioni indescrivibili".  

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