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Bologna, 15 gennaio 2022 - Monica Bellucci sarà domani alle 18 al Lumière per presentare il film The Girl in the Fountain di Antongiulio Panizzi, nel quale omaggia Anita Ekberg. Signora Bellucci la proposta di diventare Anita Ekberg per un film le è subito piaciuta? "Panizzi ha avuto un’idea originale e il film è scritto bene da Paola Jacobbi e Camilla Paternò. Ho detto di sì perché mi piaceva l’idea di me stessa che interpreta Anita Ekberg, era un bel gioco, divertente. Per preparare il mio ruolo nel film, quando cerco di fare Anita Ekberg, comincio a guardare i suoi lavori, filmati del passato ed è come se attraverso i miei occhi il pubblico scoprisse chi era questa donna che quando venne in Italia per fare ’La dolce vita’, in verità aveva già vinto un Golden Globe in America, ma il film di Fellini ha forse segnato la sua carriera. È come se attraverso la sua vita, le donne di oggi potessero imparare a difendersi." L’Italia in cui la Ekberg esplose, quella degli anni Cinquanta e Sessanta, rimase travolta da lei. "Era un’Italia in cui una donna così libera rappresentava un tornado. Le donne vivevano ancora una realtà domestica e Anita, che aveva un’indipendenza economica, che si muoveva come voleva, che cambiava gli uomini, creava scompiglio." Nel film lei si chiede perché sia stata scelta per interpretare Anita, dicendo: ’siamo così diverse’. Ma una cosa vi unisce nel tempo: siete due dive. "All’epoca però c’era una distanza molto più grande tra attori e pubblico, che creava un sogno incredibile. L’unico modo che c’era per fare immagine era il cinema. Oggi il sogno e l’immaginario continuano ad esistere, però c’è un rapporto più quotidiano e i giovani, proprio grazie ai media e a Internet, è come se avessero la capacità di ...
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