Oltre il canone di Tolkien

Siamo nel canone o non siamo nel canone? La 'starwarsizzazione' dell'universo letterario di J.R.R. Tolkien è compiuta, i 'fan' (massa informe che popola i social) si sono spaccati in due e una certezza noi possiamo darla: c'è tanto di non canonico nella prima stagione appena conclusa (ovvero di non aderente ai testi e soprattutto di non aderente alla scansione cronologica degli eventi raccontati dal mitologico autore inglese), ma 'Il Signore degli Anelli-Gli Anelli del Potere' è una gioia per gli occhi. E per la mente, perché i due showrunner J.D. Payne e Patrick McKay si sono presi diverse libertà non snaturando la qualità del prodotto, che cinematograficamente (difficile chiamarla tv) resta di altissimo livello. L'ottavo episodio ha chiuso il primo arco narrativo piazzando due colpi di scena niente male. Uno forse un po' telefonato, ma una frase in particolare del personaggio svelato ha fatto battere i cuori anche dei tolkeniani più esigenti. È una stagione che va rivista dall'inizio per ripercorrere il grande inganno che porterà al plot twist finale, e di solito un'operazione del genere si fa per le grandi serie televisive. Menzioni d'onore per l'attrice Morfydd Clark, bravissima nel ruolo di Galadriel, e per il sesto episodio ('Udun' il titolo), un momento di grande epica che ha riscaldato i cuori come se fosse una carica dei Rohirrim. Tanta carne al fuoco, la seconda stagione dà ad Amazon un grande opportunità in termini di puro intrattenimento televisivo colto. Da non sbagliare, e pazienza se gli sceneggiatori si sono presi delle giuste libertà, soltanto la carica shakespeariana di tutta la vicenda numenoreana vale il prezzo della mega ricicciatura.