Walter Hill: "Io, bimbo che amava il cinema"

Il regista statunitense racconta come è nata la sua passione "Sono ancora lì, come a 15 anni Devo tutto a Bogdanovich"

Walter Hill, regista e sceneggiatore, ieri pomeriggio al Lumière

Walter Hill, regista e sceneggiatore, ieri pomeriggio al Lumière

Bologna, 1 luglio 2022 - "Io ero bravo a scrivere le sceneggiature dei duri". E nel dire questo, Walter Hill non "se la tira", come tiene a sottolineare, mentre dialoga con Roy Menarini e Mauro Gervasini , davanti a un parterre di fans, cultori, cinefili e addetti ai lavori del Cinema Ritrovato . Del resto è la storia del cinema ad affermare questo e ancor di più sono i suoi film a parlare per lui: 80 anni e una filmografia che abbraccia i generi, dal western all’action movie metropolitano. Hill è stato il 20 giugno in piazza Maggiore per aprire il festival con The Warriors del 1979 ed è tornato mercoledì per presentare The Driver del 1978: il pubblico vuole ascoltare i suoi aneddoti, il suo modo di fare cinema, gli esordi, e così i due critici lo spingono in territori cult e lui è un grande narratore. Si comincia parlando di come ha imparato ad amare il cinema.

"Quando ero un bambino non andavo molto a scuola, ero molto cagionevole, soffrivo d’asma e mi facevano lezione a casa… Facevo un po’ pena alla mia famiglia". Prosegue: "Nei weekend, però, mi portavano al cinema e riuscivo a vedere anche quattro film, su schermi enormi. Così contento di stare in sala che non mi alzavo neppure per andare in bagno, per paura di perdere una scena e visto che la settimana dopo avrei visto nuovi film, stavo lì, non saltavo una scena". Hill ammette di avere sempre amato i western, la commedia, i drammi, non i film per bambini da vedere con la famiglia. "Donne sensuali, movimento, pistole, una grande musica… Ecco cosa amavo a 15 anni e sono ancora lì, non ho mai superato quel momento magico" ricorda con trasporto.

Poi si arriva a parlare di Getaway! del 1972, la sua sceneggiatura per un film che alla fine girò Sam Peckinpah . "Devo tutto a Peter Bogdanovich , fu lui a farmi chiamare per la mia sceneggiatura tratta dal libro di Jim Thompson . Avevo quasi ultimato la stesura quando Peter e Steve McQueen litigano e Peter lascia il progetto".

La casa di produzione gli dice di andare avanti e gli domanda: preferisci che il regista sia Don Siegel o Peckinpah? "Ora posso dirlo perché non ci sono più – ride –: ho votato Siegel perché era vicino alla storia che stavo scrivendo, ma a McQueen piaceva di più Peckinpah e così fu lui il regista, anche se litigavano tanto che un giorno arrivai alla Goldwyn e vidi un buco nel muro: Steve aveva tirato una bottiglia di champagne verso Sam, che però si era spostato e la bottiglia aveva bucato il muro".

Il film fu un grandissimo successo e l’inizio della carriera: la pellicola successiva, la prima da regista, fu Hard Times . Walter Hill ha lavorato con tanti attori duri, e quando gli chiedono com’è il suo modo di dirigere un attore gli viene in mente Jeff Bridges in Wild Bill . "Vedete, io amo fare veloce su set, al massimo due ciak, e per Bridges, che dà il meglio solo al quinto, questo è sempre stato un po’ frustrante".