Bologna, 11 febbraio 2024 – Sedici partite alla meta: quanti punti servono, per dirla alla Fenucci, "per continuare a cullare il sogno della massima competizione europea?" Ecco il genere di domanda che farebbe sobbalzare sulla seggiola Thiago Motta.
Figurarsi se può avventurarsi in tabelle Champions l’allenatore che a ogni conferenza stampa rivendica il più che legittimo diritto di non gettare lo sguardo oltre l’avversario di giornata, che nella fattispecie oggi è il Lecce.
Eppure un po’ di conti sui possono fare. Se il Bologna di Thiago nelle sedici gare che restano mantenesse la media di 1,63 punti a partita, che è il ritmo con cui ha viaggiato finora, chiuderebbe a quota 62.
Ora, a 62 punti in Europa ci si va sempre, o almeno questo è ciò che è successo negli ultimi quattro campionati di A (fa eccezione solo la Fiorentina, che la scorsa stagione in Europa c’è andata al posto della declassata Juventus, nonostante i 56 punti in classifica): ma in tutti i casi è stata Conference League.
Morale: per fare il doppio salto e ambire alla Champions, detto oggi che ancora non è dato sapere se alla massima competizione europea il prossimo anno parteciperanno quattro o cinque italiane, Thiago Motta in sella alla Harley-Davidson con cui nel tempo libero scorrazza sui colli bolognesi dovrebbe dare un dispiacere al sindaco Lepore e infrangere il discusso limite di velocità cittadino dei 30.
Perché sono più di 30 i punti che servirebbero al Bologna da qui al 26 maggio per provare a coronare sogno chiamato Champions League. Si può chiedere a una squadra che fin qui ha viaggiato alla velocità di luce di accelerare ulteriormente?
Thiago non pone limiti alla provvidenza e se la cava con la vecchia e mai tramontata regola dello ‘step by step’. In ogni caso oggi ritrova il Lecce, che in una sfida d’andata temporalmente vicinissima (allo stadio di via del Mare era il 3 dicembre) gli regalò il magone dei due punti gettati al vento dal rigore di Piccoli scaturito da una giocata fuori tempo massimo.
Oggi i salentini al Dall’Ara, mercoledì il recupero casalingo con la Fiorentina, domenica 18 il viaggio in casa Lazio e venerdì 23 febbraio il Verona di nuovo al Dall’Ara. Ergo: provare a superare i 30 vuol dire sfruttare al meglio le tre gare casalinghe di febbraio al Dall’Ara, fin qui rivelatosi un fortino inespugnabile.
Solo le battistrada Inter e Juve hanno sfruttato meglio dei rossoblù il fattore casalingo. L’altra faccia della medaglia è che a maggio i rossoblù chiuderanno il campionato affrontando in trasferta tre gare su quattro, avversari Torino, Napoli e Genoa, e l’unica sfida al Dall’Ara sarà quella, mai banale, con la Juve.
La morale è che tocca correre e mettere fieno in cascina adesso nella previsione di dover rallentare in dirittura d’arrivo. In teoria è una missione possibile, non foss’altro perché con il recupero di Ndoye, il ritorno di El Azzouzi dalla Coppa d’Africa e i rinforzi di gennaio Odgaard, Ilic e Castro (l’argentino arriverà in città a giorni) Motta naviga nel mare dell’abbondanza.
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