Canè: "Un voto alla città? Dieci Uno show dall’inizio alla fine"

Paolo ha assistito alle sfide dei campioni azzurri: "Mi è piaciuto pure lo spirito che ho visto in campo"

Migration

di Alessandro Gallo

"Bologna? Da 10". Non ha dubbi, Paolino Canè, classe 1965, che è appositamente tornato nella sua Bologna, lasciando Bergamo, per seguire da vicino gli azzurri e la Coppa Davis. Un trofeo che lui, come quelli della sua generazione (Omar Camporese) sente vicino.

Paolo, come andiamo?

"Beh, mi sembra che sia andato tutto bene. E io non potevo non venire nella mia Bologna".

Qualificazione in tasca: prossimi avversari gli Stati Uniti.

"E io resto ottimista anche se nell’ultima giornata Sinner è apparso un po’ in difficoltà, Forse era scarico, ma ci può stare".

Le piace l’Italia di Bologna?

"Sì, per due motivi. Il talento non si discute. Mi è piaciuto anche lo spirito che ho visto in campo. E fuori: con Berrettini a fare il tifo per Sinner. E poi il doppio: Bolelli e Fognini. E’ una bella coppia".

Quindi?

"Toccherà poi a Volandri, al momento opportuno, decidere chi sarà più in forma e operare delle scelte".

Canè a Bologna.

"La mia Bologna. La città ha risposto alla grande, meglio anche di Torino lo scorso anno. Poi ho rivisto il mio amico Camporese, il capitano Panatta e ...".

Dica.

"Sono passati diversi anni, da quando giocavo. Eppure l’affetto non è mai venuto meno. Tanti mi hanno fermato, hanno voluto fare quattro chiacchiere. Che bella la mia Bologna. Anche se...".

Anche se?

"Ho provato a girare un po’. Il Cierrebi, dove ho giocato tante partite importanti non c’è più. Peccato, è un impianto che ricordo con nostalgia".

Questa nazionale ha bisogno dello spirito che avevate lei e Camporese?

"I ragazzi di oggi mi sembrano davvero affiatati, coinvolti. Questo mi fa piacere. Li vedo coinvolti anche nei tornei all’estero. Ai miei tempi, magari, quando non c’era la Coppa Davis eravamo più divisi".

Coppa Davis, questa formula non piace ai puristi.

"Non piace nemmeno a me. E’ più un mondiale per nazioni. Le maratone dal venerdì alla domenica, i quattro singolari con il doppio in mezzo. E le sfide al meglio dei cinque set non ci sono più. Forse se facessero vedere qualche filmato dell’epoca un po’ di nostalgia potrebbe venire. Ma dobbiamo adattarci".

Perché?

"Ora è tutto più veloce, non solo nel tennis. Rimpianto le tifoserie di un tempo. Anche se, all’Unipol Arena, ho visto un’ottima organizzazione, calore e tanta passione. Sì, la mia Bologna è davvero da 10. Anche perché ha saputo adattarsi all’evoluzione della Coppa Davis nel migliore dei modi. E adesso guardiamo al futuro con ottimismo".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro